Delitto Antonio Andriani, condanna a 15 anni per Crescenzo Bartoli

«Fu ucciso alle spalle dal nipote». Delitto Andriani, condanna a 15 anni.

L’omicidio sarebbe maturato da dissapori all’interno della famiglia

fonte: http://edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it – di Lucrezia D’Ambrosio

Quindici anni e quattro mesi di reclusione per Enzo Bartoli, 45 anni, ritenuto l’autore dell’omicidio, avvenuto a novembre del 2016, di Antonio Andriani, 54enne. La condanna è stata decisa dal gup del Tribunale di Trani, Raffaele Morelli, al termine del rito abbreviato.

Bartoli è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni, quantificati in ventimila euro per ciascuna delle parti civili, moglie e figlie di Andriani. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

Andriani, con un passato difficile alle spalle, legato al mondo del narcotraffico, fu ucciso nel portone di casa, con un colpo di arma da fuoco esploso da Bartoli. «Il processo – commenta Felice Petruzzella, legale della famiglia della vittima – ha fatto emergere che quanto è accaduto è lontano dal passato di Andriani e che quindi non va collegato a vicende legate al mondo della criminalità».

Andriani, secondo quanto dichiarato dal suo omicida, in più occasioni avrebbe umiliato Bartoli, deridendolo, rubandogli le reti da pesca e minacciandolo di forargli i pneumatici dell’auto. Proprio l’ultima vessazione subita (le ruote a terra) avrebbe innescato la furia omicida.

Bartoli, poco dopo mezzanotte tra sabato 26 e domenica 27 novembre 2016, raggiunge Andriani direttamente a casa. Con lui c’è sua moglie, la nipote del 54enne. La donna, probabilmente, non sa che suo marito è armato e ha intenzione di farsi giustizia. Sta di fatto che quando Andriani e Bartoli si incontrano, sul pianerottolo, Bartoli estrae la pistola e spara all’altezza della testa. Il resto è noto. Il proiettile perfora una guancia e si conficca nel cranio. Andriani perde l’equilibrio e rotola a terra rovinosamente. Qualcuno chiede l’intervento dei Carabinieri. Arrivano i soccorsi. Andriani viene trasferito al Policlinico per essere operato. Ma è tutto inutile. Morirà la mattina dopo.

Le indagini si concentrano sui conoscenti di Andriani. Perchè, da subito, una cosa è chiara. Andriani conosceva il suo assassino. Gli ha aperto il portone e lo ha incontrato sulle scale in pigiama. C’è chi parla di dissidi con il nipote acquisito. Di un’auto, che corrisponderebbe proprio a quella del nipote, che era nei paraggi all’ora del delitto. Scatta la caccia all’uomo. Bartoli viene braccato, tanto che poi decide di presentarsi in caserma. Al termine delle indagini lampo, dirette dal capitano dei Carabinieri Vito Ingrosso e coordinate dal pm tranese Giovanni Lucio Vaira, Bartoli viene arrestato. Ora è arrivata la condanna di primo grado.

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