Blitz della polizia contro la mafia cinese: 33 arresti

fonte: http://www.repubblica.it – di LAURA MONTANARI

Avevano quasi il monopolio del traffico su strada delle merci di origine cinese in Italia, Francia, Spagna, Germania e altri paesi. Un giro di centinaia milioni di euro, un calcolo esatto è impossibile al momento farlo. Ma i numeri sono enormi, dicono le accuse. Del resto l’organizzazione scoperta dall’indagine cominciata dalla squadra mobile di Prato ed emersa dall’inchiesta della Dda di Firenze, racconta di un’organizzazione mafiosa cinese che controllava non soltanto la logistica di quello che viene prodotto nelle fabbriche delle varie Chinatown e poi diffuso sui mercati, ma anche bische clandestine a Roma e a Prato, locali notturni, prostituzione, spaccio di droga, estorsione.

Trentatré misure di custodia cautelare per cittadini cinesi accusati è far parte di un’organizzazione mafiosa di un gruppo criminale proveniente dal Fujiang, 54 persone indagate. Due anni di indagini per l’operazione chiamata 2China Truck”. L’inchiesta parte dal controllo di un’azienda, con sede a Prato che era il cuore dell’attività criminale. Partendo da lì, le indagini si sono ramificate e hanno scoperto una geografia criminale che ha conquistato quasi il monopolio del traffico su strada grazie a un clima di terrore: ricatti, estorsioni, aggressioni all’interno della comunità cinese. Quello che colpisce è l’estensione e di come questa mafia sia cresciuta all’interno dell’Italia e diversi paesi europei inquinando direttamente o indirettamente commerci e imprese. In cima all’organizzazione, secondo le accuse, c’è Zhang Naizhong, 57 anni, residente a Roma e il suo braccio operativo pratese, Lin, ufficialmente residente in Cina nella regione del Fujiang, in realtà il riferimento della mafia per l’area Pratese. Zhang che dai suoi veniva chiamato “l’uomo nero”, è stato seguito ieri sera dai poliziotti in borghese della squadra mobile agli ordini di Francesco Nannuncci: era nell’area industriale del Macrolotto di Prato, ha visitato diverse aziende di connazionali e ogni volta  che usciva, seguito da uno stuolo di guardie del corpo, cambiava auto. Ha cenato in un ristorante e lì ha ricevuto la visita di altre persone che si inchinavano con deferenza al suo cospetto. Fra le persone arrestate c’è anche una giovane donna, Chen Xiaomian detta Amei, 41 anni,
abitante a Prato, segretaria, manager dei capitali leciti e illeciti dell’organizzazione e compagna del boss: nella sua abitazione sono stati sequestrati 30mila euro in contanti. Zhang ha scalato il vertice della mafia cinese in Italia imponendo la ‘pace’ a Prato dopo una sanguinosa guerra fra bande, costata, come hanno spiegato gli investigatori, numerosi morti in città nel corso degli anni 2000. La sua organizzazione ha potuto così dedicarsi a promuovere infiltrazioni nell’economia legale e a controllare attività criminali compreso usura e raket: “Prima non sapevo come fare gli affari perché sapevo solo fare il mafioso…” dice il boss a uno dei suoi.

Il duplice omicidio del 2010. “L’inchiesta è partita da un duplice omicidio di due giovani cinesi uccisi a Prato nel 2010.
Era in corso un guerra fra bande orientali – ha spiegato il paco della mobile di Prato, Francesco Nannucci -, c’erano stati diversi omicidi ogni anno per la conquista dell’economia criminale. Poi questa sequenza di morte si interruppe, per altri anni fino ad ora. Ci fu un ordine a smettere con le violenze.Per noi era impossibile non pensare a un intervento della mafia cinese che impose una sua pace per dedicarsi con tranquillità ai suoi affari senza attirare la nostra attenzione”. Il duplice omicidio avvenne in un ristorante e le vittime furono aggredite col machete. Da allora nella città toscana la polizia ha ravvisato una recrudescenza nei rapporti interni alla comunità cinese a Prato in una sparatoria del marzo 2017 in cui non ci furono feriti o vittime, ma danni voluti ad auto: era una spedizione punitiva.

 L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Firenze, ha previsto misure cautelari scattate oltre che in Italia anche in Francia e Spagna, grazie alla collaborazione delle rispettive polizie. 

Mafia cinese, blitz della polizia a Prato: con gli agenti nel capannone sequestrato

 
Una lunga indagine, iniziata nel 2011, ha permesso di far luce sulle dinamiche della mafia cinese in Europa e su ruoli e alleanze all’interno dell’organizzazione: la polizia ha evidenziato, in particolare, il quasi monopolio in Francia, Spagna e in altri paesi del traffico su strada di merci di origine cinese, un’egemonia nel campo della logistica, imposta attraverso il metodo mafioso ed alimentata dagli introiti provenienti dalle attività criminali tipiche della mafia cinese.  “Riuscire a individuare una complessa organizzazione mafiosa cinese non è ordinario ma eccezionale – ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho nel corso della conferenza stampa che si è tenuta in procura a Firenze – . Eccezionale identificare la sua composizione e operatività. Riconoscere i caratteri mafiosi è un fatto quasi incredibile. E’ importante tenere alto il livello quando queste associazioni inquinano la nostra economia. Qui si infiltravano nell’economia pulita legale”.

Nel blitz che ha portato agli arresti di questa mattina sono stati impegnati gli uomini del Servizio centrale operativo (Sco), delle squadre mobili di Prato, Roma, Firenze, Milano, Padova e Pisa, dei reparti prevenzione crimine oltre a quelli dei reparti volo e cinofili.

Prato, blitz della polizia contro la mafia cinese: le immagini dall’alto

L’associazione era composta da soggetti originari di due regioni della Cina, lo Zhejiang e il Fujian, e operava oltre che in Italia anche a Parigi, Neuss, in Germania e a Madrid. I 33 destinatari della misura cautelare in carcere emessa dal Gip di Firenze Alessandro Moneti hanno l’accusa di 416 bis (associazione mafiosa) e altri reati, 21 sono gli indagati a piede libero, di cui 10 sempre per associazione a delinquere di stampo mafioso e 11 per altri reati.

La maggior parte dei provvedimenti sono scattati a Prato: 25 indagati, di cui 16 arrestati e 9 denunciati a piede libero mentre sono otto gli arrestati a Roma (dove sono 10 gli indagati). A Milano e Padova sono state arrestate due persone mentre tra Firenze e Pisa gli indagati a piede libero sono 7.

Altre 4 persone si trovavano invece già in carcere per altri motivi e due sono i soggetti di origine cinese arrestati in Francia (dove ci sono anche altri due indagati). Infine, due destinatari del provvedimento si trovano attualmente in Cina.
Nell’ambito dell’indagine è anche stato disposto il sequestro di 8 società, 8 veicoli, due immobili e una sessantina tra conti correnti e deposito titoli per un valore di diversi milioni.

Le reazioni. “Sono grato alle donne e agli uomini della Polizia di Stato che hanno lavorato in stretta sinergia con la Magistratura – ha detto il ministro dell’Interno Marco Minniti – andando a colpire al cuore una pericolosa organizzazione, che aveva imposto una vera e propria egemonia nel controllo del trasporto merci su strada, finanziata con  gli introiti delle proprie attività criminali”. E il procuratore antimafia Cafiero ha aggiunto: “è un risultato, questa indagine, che dà anche contezza di quanto il nostro territorio sia inquinato dalle mafie, non soltanto dalle mafie autoctone ma anche da quelle straniere. La presenza della mafia cinese a Prato si è sempre sospettata, ma oggi abbiamo conferma”.

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