Rischio idrogeologico per le lame di Molfetta.
Il prof. Copertino: l’incultura idraulica e geologica dell’amministrazione comunale


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di Giacomo Pisani (www.quindici-molfetta.it/…)

Dopo il sequestro di un’area di circa 1.000 mq. Nella zona di Lama Cupa (detta anche Martina, Schvazappa o fondo di don Carluccio) a Molfetta da parte del Corpo Forestale dello Stato, che ha trovato ben 500 metri cubi di materiale edile di risulta gettati nella zona nel tentativo di creare sbarramenti all’alveo della lama, estirpando anche decine di alberi di ulivo, si torna a discutere sulle lame e sull’incultura della gente (e forse anche di qualche tecnico) su questo problema.
La lama Cupa attraversa tutta la zona di Levante e sfocia alla prima cala. Se la pioggia torrenziale di martedì scorso fosse continuata per qualche ora, il territorio di Molfetta avrebbe registrato danni enormi e il rischio idrogeologico avrebbe potuto provocare anche delle vittime.
Chi crede che modificando la conformazione delle lame possa rendere edificabili quelle aree, probabilmente sottovaluta il rischio che questi interventi possono provocare. Ignoranza reale o ignoranza colpevole? E’ quello che ci chiediamo di fronte anche ad affermazioni che vengono fatte in giro e che lasciano perplessi anche coloro i quali, pur non essendo tecnici, avvertono i possibili rischi di un superficiale approccio alla situazione critica più volte richiamata dall’Autorità di bacino.
Occorre evitare in generale che un governo si possa costituire in potere, pretendendo di racchiudere ogni angolo della realtà nelle proprie categorie economiche e politiche, e finalizzare ogni progetto ai propri interessi, astraendo l’azione amministrativa dal contesto di vita quotidiano, perché in questo caso la politica rischia di contrapporsi all’uomo, ai cittadini, alla vita.
Il rischio idrogeologico delle lame molfettesi non è un’arguta costruzione posta in essere da bandiere, da colori politici o di fazione, ma rappresenta una caratteristica strutturale della zona, manifestata dagli enti tecnici della regione (Autorità di bacino).
Sovrapporre a questo pericolo estemporanee giustificazioni atte a legittimare degli scempi ambientali, rischia di danneggiare irrimediabilmente il territorio e i suoi abitanti.
Ovviamente la valutazione delle situazioni richiede competenze specifiche, più che costruzioni retoriche utili ad indirizzare “consensi”. Per questo “Quindici” ha ascoltato, a proposto del rischio derivante dall’edificazione sulle lame, approvata con l’ultimo PIP, il prof. Vito Copertino, Ordinario di Costruzioni idrauliche e idraulica fluviale, già Preside della facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata, il quale ha spesso collaborato con le autorità della difesa del suolo e della pianificazione del territorio.
Secondo Vito Copertino, il territorio di Molfetta si è precarizzato a causa di alcuni interventi urbanistici attuati in passato, in particolare negli ultimi 20 anni.
Le lame non costituiscono in sé dei pericoli idraulici. Senza l’intervento dell’uomo esse rivestirebbero una funzione idraulica importante, e la pericolosità geologica è ridotta anche dalla bassa piovosità della nostra zona.
Sono le infrastrutture stradali, i sottopassi, gli insediamenti industriali, a rendere le lame pericolose, se non edificate con le giuste attenzioni. E’ importante, allora, sapere che in ogni territorio esistono delle linee preferenziali di scorrimento dell’acqua.
Le lame presentano innanzitutto una funzione naturalistica: esse sono incisioni del carbonatico simili alle doline, che si caratterizzano per delle specificità vegetali e faunistiche e per un’articolazione ondulatoria che mette in rilievo strati calcarei.
Una funzione fondamentale delle lame è quella di smaltimento della pioggia zenitale, che deve raggiungere il veicolo più veloce per arrivare in mare, il quale, per questo non può essere intasato. Un buon sistema di fognatura urbana è il miglior sistema di drenaggio verso le lame e il mare.
Esse inoltre servono al deflusso delle acque che provengono dalle Murge.
Per quanto riguarda la funzione naturalistica delle lame, gli interventi del passato hanno fatto scomparire queste ultime; solo la parte a monte della città conserva il paesaggio originario.
In riferimento allo smaltimento della pioggia, invece, spesso il sistema di drenaggio urbano entra in crisi anche per errori progettuali, ad esempio per errori nella gestione della rete fognaria urbana. Il sistema fognario entra in crisi con temporali accentuati, come è accaduto la scorsa settimana.
Il temporale di martedì scorso ha messo in crisi il sistema viario della città, per questo Vito Copertino invita a chiedersi cosa sarebbe successo se la pioggia fosse caduta con la stessa intensità per più ore consecutive.
Esaminando la terza funzione delle lame, nei mesi autunnali e invernali sono frequenti crisi idrogeologiche quando dalle Murge scendono grossi deflussi di piena che devono trovare linee preferenziali di afflusso al mare, nelle lame o in canali artificiali.
Nell’autunno del 1997 lama Martina entrò in crisi perché l’acqua non trovò sbocco in mare a causa delle costruzioni edilizie e stradali nelle zone di Mezzogiorno e di Levante di Molfetta.
Passando ad analizzare le vicende politiche recenti, il prof. Copertino ricorda che la legge 183 del 1989 istituì l’Autorità di Bacino (AdB) come autorità di governo dei processi idraulici nel territorio.
L’AdB ha l’obbligo di formulare piani di bacino e di individuare aree a diversa pericolosità idraulica, esprimendo prescrizioni e vincoli, ma anche indicazioni di valorizzazione delle aree, cui tutte le autorità, che modificano il territorio con piani urbanistici, devono sottostare. Le indicazioni dell’AdB sono perentorie e sovra ordinarie a tutte le fasi della pianificazione.
Il Piano di Bacino si compone di piani di stralcio, fra cui c’è il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico). Il PAI della regione Puglia ha individuato le aree ad alta pericolosità con modelli idraulici precisi e sofisticati. E’ vietato costruire o insediarsi con attività antropiche all’interno del tracciato delle lame e delle aree limitrofe individuate come aree ad alta pericolosità idraulica.
Secondo Vito Copertino, ricorrere ad un ricorso giudiziario perché annulli le risultanze del PAI (il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, ha già annunciato il ricorso in una conferenza pubblica, ndr) è segno di incultura idraulica e geologica e di un metodo di lavoro che contrasta con la procedura collaborativa portata avanti dall’AdB. Per Copertino, è molto difficile che il TAR o il Tribunale delle Acque o qualsiasi autorità giudiziaria possa dar ragione ad amministrazioni che vogliono cancellare la specificità del territorio molfettese, segnato da numerose incisioni che presentano sbocchi al mare.
Il professore ricorda il caso del 2005, in cui nelle lame del territorio barese, a seguito dei temporali di Ottobre, sovrappassi stradali furono devastati e le immagini scioccanti dei binari ferroviari della linea Lecce-Milano, sospesi sulla lama, ci mostrarono un pendolino fermo a pochi metri dal baratro.
Ci furono cinque morti a causa della sottovalutazione della funzione delle lame nel far defluire le acque dalle Murge. Secondo Vito Copertino, anche molti sovrappassi del territorio molfettese e della zona industriale non sono progettati per consentire il deflusso delle acque lungo le lame oppure nel sistema di drenaggio urbano.
Sottomettere il rischio oggettivo che investe la città, testimoniato tecnicamente dagli studi ingegneristici e dalla voce degli esperti del settore, alle esigenze economiche di turno, non può passare inosservato. Disporre le condizioni per il più sicuro sviluppo della vita rappresenta il compito principale di un amministratore. Le condizioni che si vanno prospettando, attualmente, offrono scenari fra i peggiori per noi tutti.

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