Zona rossa, infiltrazioni nelle proteste: al setaccio nomi e amicizie da Bari a Roma

La procura sta esaminando il dossier sulle ultime manifestazioni in città e c’è un filo rosso che porta alla Capitale. Proseguono le indagini della Digos – Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

C’è un filo rosso che lega Bari a Roma, nei giorni caldi delle proteste di migliaia di piccoli imprenditori e dei loro dipendenti, affamati dalla crisi connessa alla chiusura delle attività. E’ il filo delle infiltrazioni nelle manifestazioni, su cui la Procura di Bari — guidata da Roberto Rossi — ha riacceso i riflettori dopo che la Digos ha depositato una prima informativa sul blocco della tangenziale, avvenuto il 1° aprile.

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In quel documento ci sono fatti e nomi, la cui ricostruzione è il primo passo per capire se in Puglia ci sia qualcuno che vuole soffiare sulle proteste per alimentare l’incendio delle tensioni sociali. Sul fatto che sia accaduto nei giorni precedenti il 1 aprile, i poliziotti hanno pochi dubbi mentre non sembrano esserci le stesse menti dietro la sfilata di furgoni sul lungomare del giorno dopo Pasquetta.

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Pochi dubbi anche sulla contiguità tra alcuni baresi e personaggi che stanno organizzando le proteste in altre città e che il 6 aprile erano davanti alla Camera, dove ci sono stati scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Del resto non è un caso se, proprio mentre la protesta montava, gruppi di persone siano partiti dalla Puglia diretti verso la Capitale. Anche in questo caso, sono note le identità, le amicizie, le parentele.

 

Alcuni sono esponenti dell’estrema destra, che qualche giorno fa erano accanto agli ambulanti e ai ristoratori durante il blocco della statale 16. Quella manifestazione non era stata autorizzata e i partecipanti, se identificati, saranno denunciati, così come hanno chiarito sia la prefetta di Bari Antonella Bellomo che il questore Giuseppe Bisogno. Ma, al di là della marcia, quel che più interessa gli investigatori è la regia dietro la sua realizzazione.

La strada seguita nelle indagini, del resto, è comune a quella che stanno percorrendo le Digos di tutta Italia, anche in seguito alla relazione depositata dall’Intelligence al Parlamento all’inizio di marzo. In quel documento, l’emergenza Covid e la crisi economica che ha causato, vengono individuate come il grimaldello che le varie anime dell’eversione interna potrebbero utilizzare per “rilanciare progettualità conflittuali e istanze anti-sistema”.

Significa che qualcuno potrebbe strumentalizzare la rabbia degli operatori economici distrutti da mesi di chiusure forzate, alimentandone la frustrazione con specifiche campagne social. Del fatto che questo stia accadendo anche a Bari, gli investigatori sono sicuri e l’esame di profili, video e dirette lo conferma quotidianamente. “Se da un lato la pandemia ha limitato le potenzialità mobilitative dell’estremismo politico — è scritto nella relazione dei Servizi — dall’altro ha fatto da volano, in concomitanza con il ruolo aggregante e amplificatorio del web, a un’effervescenza propagandistica che ha interessato anarco-insurrezionalisti, marxisti-leninisti, antagonisti e circuiti della destra radicale”.

Questi ultimi, particolarmente attivi nel capoluogo pugliese, anche tramite quelle “campagne di disinformazione e teorie cospirative” di cui parla l’intelligence. “Il tentativo è quello di sfruttare il tema del disagio economico correlato alla crisi e guadagnare consensi tra le categorie sociali più in difficoltà” dice ancora la relazione. Esattamente quello che si sente in molti video girati a Bari e sui quali la Digos tiene occhi e orecchie ben aperti.

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