Vieste, il cugino del boss Notarangelo ucciso in un agguato nella sua campagna

fonte: http://bari.repubblica.it – di TATIANA BELLIZZI

Riesplode la guerra di mafia a Vieste. Nel pomeriggio un pregiudicato, Giambattista Notarangelo, guardiano di 46 anni è stato ucciso in località Palude Mezzane, nelle campagne del centro garganico. Stando a quanto si è saputo l’uomo era solo al momento dell’agguato. Probabilmente ha raggiunto quella zona particolarmente isolata di Vieste a bordo di un’autovettura.

Lì – ricostruiscono gli agenti di polizia – sarebbe stato affiancato da più persone che hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco partiti almeno da due armi. Sei i proiettili che hanno ammazzato il pregiudicato. Diciotto tra bossoli e cartucce recuperati sul luogo dell’agguato. A dare l’allarme è stato un allevatore della zona che ha notato dei maiali radunati intorno al cadavere.

In un primo momento si è ipotizzato ad un’aggressione da parte degli animali. Solo quando sono arrivati i soccorsi, gli operatori del 118 si sono accorti che l’uomo era stato crivellato di colpi d’arma da fuoco. Le indagini sono affidate agli agenti  della squadra mobile di Foggia che stanno cercando di ricostruire gli ultimi istanti di vita del guardiano.

Giambattista Notarangelo è il cugino di Angelo Notarangelo, il boss della mafia viestana morto ammazzato il 26 gennaio del 2015 in un agguato avvenuto lungo la litoranea Mattinata-Vieste. Negli ultimi tre anni nella città garganica  si sono verificati sette omicidi, 4 agguati falliti e una lupara bianca. L’ultimo fatto di sangue risale a luglio  scorso quando venne ammazzato Omar Trotta all’interno della ristorante l’Antica Bruschetta.

Nei mesi successivi si è registrata una sorta di “calma apparente” interrotta con il tentato omicidio di Marco Raduano, ritenuto boss reggente della criminalità organizzata garganica, avvenuto la sera dello scorso 21 marzo. Giambattista Notarangelo venne coinvolto nel blitz Medioevo del marzo 2011 quando i carabinieri arrestarono sette persone accusate di detenzione e produzione di sostanze stupefacenti, ricettazione ed estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose. Giambattista Notarangelo venne condannato in primo grado a otto anni e quattro mesi, mentre in Appello a sette anni e sei mesi di reclusione con il riconoscimento dell’aggravante della mafiosità

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