Tresca con l’amante del capoclan, l’ordine all’imprenditore: “Ammazzati con le tue mani”

Un giovane imprenditore altamurano aveva allacciato un rapporto, da più di un anno con la moglie di uno degli affiliati più importanti del gruppo criminoso che, allo stesso tempo, intratteneva un’altra relazione con il presunto capoclan Michele D’Abramo

Questi, venendo a sapere della tresca clandestina, si sarebbe recato nell’azienda dove lavorava il giovane, fratello di uno dei soci dell’impresa. D’Abramo, lì, avrebbe imposto a tutta la famiglia di presentarsi al suo cospetto: padre, madre e due fratelli. Giunti da lui, D’Abramo si sarebbe rivolto con toni durissimi al giovane: “Ti potrei ammazzare io con le mie mani, ma non lo faccio perché devi ammazzarti tu con le tue mani“. Quindi, avrebbe imposto alla donna di sputare in faccia al ragazzo, dicendogli di essere stata solo vittima di sue avance. 

Il giovane, a quel punto, sarebbe stato costretto ad allontanarsi per andare in bagno dove si tagliò le vene. Soccorso immediatamente, venne portato in ospedale. Fu obbligato ad allontanarsi, a Milano, ma alla sua famiglia sarebbe stato imposto di dare 300mila euro affinché non venisse ucciso: “E’ un episodio – ha affermato il pm D’Agostino – indicativo della violenza, dell’intimidazione e del clima con cui si manifestava il potere mafioso di Michele D’Abramo”.

Uno sgarro da punire in modo esemplare per mostrare la propria forza e dare ‘una lezione’ a un giovane imprenditore che aveva osato avere una relazione con la donna del capoclan.

E’ uno degli episodi più violenti e significativi raccontati dal sostituto procuratore Marco D’Agostino nel corso della conferenza tenutasi a Bari ieri 30 Novembre 2019, presso la Parrocchia di S.Sabino organizzata da “LIBERA Puglia“.  Il tema era: “Dove sono le mafie in città?”, un’iniziativa di approfondimento per discutere e confrontarsi sulle presenze e dinamiche dei clan mafiosi a Bari, e provincia, a partire dall’ultimo Rapporto semestrale della DIA.

Un altro spaccato della narrazione del dott. D’Agostino ha riguardato il clan Diomede che imponeva carta, scatole, ghiaccio e buste ai commercianti del mercato di Santa Scolastica al quartiere Carassi; gli ambulanti erano costretti a comprare dal clan Diomede i prodotti per il confezionamento del cibo a prezzi più alti, nonostante fossero di cattiva qualità. Un affiliato al clan, nonostante fosse ai domiciliari, si era presentato al mercato, minacciando un commerciante che aveva espresso dubbi sulla qualità delle buste. La Polizia di Stato dopo aver acquisito alcune informazioni sull’attività estorsiva, convocò i commercianti in Questura e dopo una lunga ricostruzione dei fatti, grazie alla collaborazione e denuncia di qualche commerciante, gli autori di quella estorsione continuata furono arrestati.
Due ore di ricostruzione di fatti accaduti a Bari e provincia. Ben vengano anche a Molfetta iniziative di questo tipo invece che ricordare e raccontare le mafie degli altri.

foto “Libera Puglia”

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