Tre condanne e quattro assoluzioni per i rifiuti nella lama

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Si è concluso con tre condanne e quattro assoluzioni il processo per reati ambientali attorno ad alcuni lavori compiuti nella zona Asi di Molfetta, in località Lama Marcinase.

La sentenza è giunta nelle primissime ore del pomeriggio di ieri nell’aula penale della sezione staccata molfettese del tribunale di Trani. Il giudice monocratico Lorenzo Gadaleta ha condannato l’autotrasportatore coratino Luigi Mangione e il collega andriese Domenico Calvi a un anno di reclusione e al pagamento di 3mila euro di ammenda per aver scaricato nella zona materiale edile di risulta contenente anche rifiuti pericolosi, anziché terreno e pietrisco provenienti dal circondario di Molfetta come prescritto dal consorzio.

A entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena e la non menzione, a patto che provvedano a bonificare l’area interessata.

Un altro autotrasportatore, il bitontino Domenico Colamorea, è stato invece condannato alla sola pena pecuniaria di 5mila euro, essendo stato assolto dall’addebito circa lo sversamento di rifiuti pericolosi. I tre sono stati anche condannati in solido al pagamento delle spese processuali.

Sono andati invece assolti «per non aver commesso il fatto» l’imprenditore molfettese Beniamino la Forgia e il geometra barese del consorzio Nicola Campobasso, Mariantonietta Cascione (residente a Terlizzi) e l’altro imprenditore molfettese Santo Di Salvo. La posizione di Raffaele Matera, direttore del consorzio Asi, era stata precedentemente stralciata.

Per tutti i sette imputati, a eccezione di La Forgia e Campobasso, il pubblico ministero Marco d’Agostino aveva chiesto la pena di un anno e due mesi di reclusione.

Termina così, dunque, il procedimento nato dal blitz nell’8 giugno 2006 della guardia di finanza di Molfetta e Trani. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro trenta giorni.

Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dall’avvocato Maurizio Masellis, legale di La Forgia: «La sentenza fa luce sulla posizione del mio assistito coinvolto in questo procedimento penale per reati così gravi, pur svolgendo la propria attività con estrema onestà. L’attività processuale ha dimostrato la sua completa estraneità ai fatti».

Gli fa eco l’avvocato Bepi Maralfa. Il difensore di Santo Di Salvo esprime un plauso alla sentenza, che «ha sancito anche per il mio assistito la sua estraneità alla complessa e articolata vicenda».

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