Tre auto bruciate dall’inizio dell’anno, siamo nella stessa media del 2018. E domani a chi toccherà?

Rispetto all’8 gennaio del 2018 nulla di nuovo, siamo nella media, tre auto andate in fumo. Quello che rimane è sempre l’odore acre e il nero fuliggine per terra. Stanotte, sul Lungomare Colonna altezza dell’ex Bar White, le fiamme hanno avvolto tre auto di cui due completamente distrutte, una Fiat 500 e una Citroën Picasso, e una Ford Fiesta è rimasta parzialmente bruciata sul fianco destro. Noi non cambiamo idea.

Non abbiamo mai accettato, e continueremo a non accettare, l’idea che gli incendi in città siano episodi incidentali e casuali, oppure dovuti solo, e semplicemente, a corto circuiti, autocombustione o motivi “passionali”; ci chiediamo ancora se la Procura di Trani abbia mai aperto un fascicolo d’indagine unico.

Sarebbe auspicabile se, dopo oltre dieci anni di fuoco, fossero avviate indagini coordinate, pur contro ignoti, per accertare se si tratti di incendi dolosi provocati da piromani seriali, piromani d’occasione o di emulazione, atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se a Molfetta, e nelle città limitrofe, siamo di fronte ad operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse. Non dobbiamo dimenticare che, oltre alle automobili ci sono stati anche incendi di esercizi commerciali e atti dinamitardi.

Se ci fossero delle indagini mirate si potrebbe anche ipotizzare un collegamento con i ritrovamenti di esplosivo nelle campagne molfettesi e nelle mani di noti malavitosi locali; il collegamento tra tutti gli esplosivi usati in questi anni; scoprire se i liquidi usati per gli incendi sono gli stessi; se le assicurazioni delle auto danneggiate sono le stesse e se negli ultimi anni sono aumentate le polizze assicurative contro gli incendi; se i proprietari degli esercizi incendiati e delle auto hanno ricevuto in passato altri “avvertimenti”;  mettere in relazione gli atti dolosi con le minacce a pubblici ufficiali e o politici, oppure controllare l’avanzamento di certi appalti, concessioni edilizie e contributi dei servizi sociali. Altra ipotesi potrebbe portare a collegare gli incendi di auto alle azioni investigative, sanzionatorie, di controllo, sequestri e confische di beni operate dalle forze dell’ordine. Insomma le piste da seguire sarebbero tante.

E domani a chi toccherà?

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