Traffico internazionale di droga, sette arresti tra Manfredonia e Barletta: fiumi di cocaina dall’Olanda alla Puglia

Un traffico internazionale di stupefacenti, che incrociò il destino del boss di Manfredonia, Marco Luciano Romito, assassinato a San Marco in Lamis il 9 agosto di due anni fa, nella strage in cui persero la vita anche il cognato Matteo De Palma e i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, del tutto estranei alle logiche del clan. Lo hanno scoperto i carabinieri della Compagnia di Barletta, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha portato all’esecuzione sette misure di custodia cautelare (4 in carcere e 3 ai domiciliari) e di numerose perquisizioni nei confronti di pregiudicati di Barletta e Manfredonia.

In carcere sono finiti: Antonio Diaferia, Pasquale Dico, Ruggiero Disalvo, Cosimo Damiano Vairo (i primi te di Barletta, il quarto di Manfredonia). Ai domiciliari, invece, Giuseppe Bergantino (di Manfedonia), Maria Lamacchia (di Barletta, moglie di Disalvo) e Roberto Sarcina (di Trani). Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.

I carabinieri hanno scoperto che tra Amsterdam, Manfredonia, Barletta e Bari si snoda il filo delle attività illecite relative al traffico di ingenti quantità di cocaina, che partivano dall’Olanda, il paese in cui il 10 ottobre 2017 fu ucciso il manfredoniano Saverio Tucci, vicino al clan Libergolis. Per il suo omicidio, nel gennaio scorso, fu arrestato Carlo Magno (membro anche del gruppo dedito al commercio di stupefacenti), poi diventato collaboratore di giustizia e autore di importanti rivelazioni sulla mafia della provincia di Foggia e i suoi traffici nonché sul quadruplice omicidio di San Marco in Lamis, di cui tra due giorni ricorre il secondo anniversario. Tucci – stando a quanto raccontato dal pentito – voleva assumere una posizione dominante nel traffico di droga dall’estero verso il Gargano e, per questo motivo, sarebbe tra gli organizzatori dell’omicidio del boss Romito.

Gli investigatori (coordinati dai pm Giuseppe Maralfa, Giuseppe Gatti e Ettore Cardinali) hanno scoperto inoltre che la cocaina gestita dal gruppo Garganico non era destinata solo a Barletta ma anche a Bari, dove arrivava grazie ai contatti con il clan Di Cosola.

fonte: CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

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