Algeri (2 settembre 1962): ambasciata di Francia – alcuni prigionieri italiani – foto J. Howard (UPI)
di Gianni Lannes – sulatestagiannilannes.blogspot.it
31 agosto 2015 Alla cortese attenzione dell’ambasciatrice di Francia in Italia,
Madame Catherine Colonna
Gentile Signora,
mi rivolgo a Lei nuovamente, dopo averle scritto invano il 20 ottobre 2014, e dopo aver ricevuto rassicurazioni da ben due funzionari d’ambasciata, sulla presa in carico del caso. Ho realizzato un’inchiesta sulla scomparsa della nave Hedia, con 20 uomini d’equipaggio, di cui 19 italiani. A breve, sarà pubblicato un libro (NE’ VIVI NE’ MORTI) sulla tragica vicenda.
E’ emerso nel corso dell’indagine giornalistica, che il predetto mercantile in viaggio da Casablanca a Venezia, sia stato sequestrato nei pressi dell’arcipelago di La Galite, il 21 marzo 1962, dalla squadra navale partita dalla Corsica, sotto il comando dell’ammiraglio André Jubelin.
Il piroscafo Hedia, anche se non ufficialmente, all’epoca è stato considerato cobelligerante dalle autorità francesi, poiché considerato di supporto alla guerra di liberazione algerina del Fronte di liberazione nazionale, sostenuto da Enrico Mattei.
I 20 marinai furono imprigionati e torturati, ma non subirono alcun processo. A distanza di mesi furono addirittura assassinati. Si dà il caso che il fotografo di guerra Jim Howard dell’Upi, il 2 settembre 1962 immortalò nell’ambasciata francese di Algeri, un folto gruppo di prigionieri, tra cui alcuni marinai italiani della nave Hedia.
Da parte italiana, il caso fu prontamente insabbiato dal governo Fanfani. Ma, come sa, una strage non va mai in prescrizione. Le responsabilità istituzionali francesi sono nette ed evidenti, alla stregua di quelle omissive di Roma.
Le chiedo semplicemente di sapere dove siano stati sepolti quei 20 marinai, poiché i familiari hanno manifestato la doverosa intenzione di riportarne le spoglie in Italia. Sono trascorsi 53 anni, ritengo sia giunto il momento di non accampare più ragioni di Stato, anzi di Stati alleati (Italia & Francia) per nascondere un crimine disumano.
Adesso la Francia dimostri all’opinione pubblica mondiale, il reale valore della sua “grandeur” e riconosca l’errore.
In attesa di un positivo e tempestivo riscontro, Le porgo i miei
cordiali saluti!
Gianni Lannes
riferimenti: