Sistema Trani, si ricomincia Savasta e Scimè fanno appello

Gli ex pm condannati a 10 e 4 anni: il primo è ai domiciliari dal gennaio2019, punta a stare sotto i 7 anni per evitare il carcere

A luglio dello scorso anno l’ex pm Antonio Savasta è stato condannato a 10 anni di carcere. Il suo collega Luigi Scimè a quattro anni. I due ex magistrati di Trani (e le altre tre persone condannate insieme a loro) hanno impugnato la sentenza emessa con il rito abbreviato dal gup di Lecce, Cinzia Vergine: si va in Appello, non prima dell’estate.
Savasta (assistito dall’avvocato Massimo Manfreda di Brindisi) è in custodia cautelare da più di due anni, dal gennaio 2019 quando la Procura di Lecce ha fatto scattare l’operazione ormai nota come «Sistema Trani». Quando ha maturato l’intenzione di collaborare, l’ex pm ha ottenuto i domiciliari. E quando si celebrerà il processo di appello, dovrebbe aver scontato (per effetto delle franchigie) quasi tre anni.

Significa che se in secondo grado la condanna scendesse sotto i 7 anni, potrebbe riuscire a non tornare in carcere. Scimè (avvocato Mario Malcangi di Trani) risponde di un solo episodio di corruzione: è libero, ma dopo la condanna è stato sospeso dal Csm.

La vicenda riguarda i procedimenti penali truccati tra il 2014 e il 2018 nel Tribunale di Trani, e vede al centro l’imprenditore coratino Flavio D’Introno (a sua volta finito in carcere a scontare la condanna per usura che avrebbe voluto evitare) nella veste di corruttore dei giudici: soldi, viaggi e regali per ottenere favori giudiziari dai due ex pm e dall’ex gip Michele Nardi. A differenza di Savasta, Nardi si è sem- pre proclamato innocente ed ha scelto di af- frontare il processo con il rito ordinario: il 18 novembre è stato condannato a 16 anni e 9 mesi. Anche lui è in custodia cautelare da gennaio 2019, ma ha fatto quasi un anno e mezzo di carcere prima di ottenere gli arresti domi- ciliari con il braccialetto elettronico. Anche lui andrà in Appello, ma le motivazioni della sen- tenza non sono ancora state pubblicate: la Se- conda sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Baffa) ha disposto una proroga di altri 45 giorni del termine di deposito, sospen- dendo nel frattempo i termini di decorrenza della custodia cautelare per Nardi e per l’ex ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro (con- dannato a 9 anni e 7 mesi). Un processo di enorme complessità, con 38 udienze e decine di migliaia di pagine di verbali che ricostrui- scono quasi 10 anni di attività giudiziaria nel Tribunale di Trani, e con una sentenza che ha disposto tra l’altro sequestri per 2,2 milioni di euro, l’interdizione dai pubblici uffici e – per Nardi e Di Chiaro – anche la perdita del posto di lavoro. A novembre, invece, la Cassazione ha annullato i sequestri di denaro effettuati all’epoca degli arresti nei confronti dei fami- liari di Nardi.

La Procura di Lecce ha ottenuto la condanna di tutte le persone finora mandate a processo – a vario titolo e secondo le rispettive responsa- bilità – con l’accusa di associazione a delin- quere finalizzata alla corruzione in atti giu- diziari, concussione, truffa, falso ideologico. L’unico che manca all’appello è proprio Flavio D’Introno, l’imprenditore che con le sue ri- velazioni (e le registrazioni degli incontri con Savasta) ha fatto scattare l’indagine. Il pm Ro- berta Licci ha stralciato la posizione dell’im- prenditore, di cui ha chiesto il processo a set- tembre, ma l’udienza preliminare davanti al gup Tosi è stata rinviata già tre volte. La pros- sima data è l’11 giugno: in questi 6 mesi la difesa di D’Introno (avvocato Vera Guelfi) potrebbe chiudere la proposta di patteggiamento. L’im- prenditore di Corato potrebbe uscire dal car- cere dopo aprile, e per non rientrarci dovrebbe riportare una condanna inferiore ai tre anni.

fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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