Sacra Corona Unita, 26 arresti nel Salento: sotto inchiesta anche politici locali

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di CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

Non solo gli uomini vicini alla Sacra Corona Unita ma anche gli amministratori locali di Squinzano: l’attuale presidente del Consiglio comunale ed ex assessore provinciale di FI Fernanda Metrangolo, l’ex sindaco Giovanni Marra e l’ex comandante della polizia municipale Antonio Schipa. Il blitz dei carabinieri del Ros di Lecce e del Comando provinciale ha puntato in alto, dopo che l’inchiesta “Vortice-Deja vù” ha documentato i legami strettissimi tra personaggi della criminalità salentina e alcuni politici del territorio, i cui nomi sono finiti nel registro degli indagati.
Ventisei le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip Carlo Cazzella su richiesta dei sostituti procuratori Giuseppe Capoccia, Antonio Negro e Guglielmo Cataldi, 52 le persone indagate a piede libero nell’ambito dell’indagine che ha mostrato come “la Sacra Corona unita abbia recuperato consenso sociale, come dimostra il caso di Squinzano” ha spiegato il procuratore di Lecce, Cataldo Motta.

Traffico internazionale di droga (cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia), estorsioni e usura agli imprenditori le attività portate avanti per arricchirsi e proporsi come soggetto affidabile anche agli amministratori locali, che al clan dei fratelli Francesco, Patrizio e Antonio Pellegrino avrebbero fatto più di un favore. L’ex sindaco Giovanni Marra, per esempio, avrebbe aiutato il boss Pellegrino ad ottenere una casa popolare, in barba alla graduatoria e dando il placet alla falsa relazione del comandante dei vigili. Marra è indagato per abuso d’ufficio e falso aggravati dalle modalità mafiose, mentre Schipa risponderà di falso ideologico. Il reato di corruzione viene contestato invece alla Metrangolo (pezzo forte di Forza Italia a livello provinciale) per avere fatto approvare dal Consiglio comunale una delibera che iscriveva come fuori bilancio il debito di un imprenditore consentendogli di ottenere il denaro in poche settimane. L’imprenditore, a sua volta, avrebbe ringraziato con una tangente da 2.500 euro versata al figlio della Metrangolo, Carlo Marulli arrestato con accuse pesanti, poiché ritenuto l’anello di congiunzione tra i politici e il clan. Non è un caso che, appena poche settimane fa, proprio Marulli si sia presentato in Consiglio comunale e abbia cercato di intimidire l’attuale sindaco, che ha presentato formale denuncia. Marulli, secondo quanto documentato dai carabinieri, per anni avrebbe fatto da autista ai fratelli Pellegrino (privi della patente in quanto sorvegliati speciali) e ne sarebbe diventato la longa manus. Anche nella gestione della squadra Squinzano Calcio, “utilizzata dal clan per attrarre il consenso dei cittadini”, come ha ribadito Motta. Delle infiltrazioni della criminalità nello Squinzano aveva parlato fin dal 2010 il pentito brindisino Ercole Penna, le cui dichiarazioni anche in questa indagine si sono rivelate utili per i magistrati, ai quali ha raccontato che Squinzano è ormai diventata come Mesagne, ovvero un luogo in cui molti cittadini considerano il clan come una specie di associazione di beneficenza “perché l’interesse di Pellegrino è che nel suo paese tutti stiano bene”. Le indagini – condotte dai carabinieri del Ros, del Reparto operativo e della Compagnia di Campi (guidati dal colonnello Paolo Vincenzoni, dal colonnello Saverio Lombardi e dal capitano Biagio Marro e dal maggiore Nicola Fasciano) hanno anche documentato che per mantenersi in vita l’associazione criminale sgominata dal blitz utilizzava i sistemi classici della Sacra Corona Unita, ovvero il traffico di droga, che veniva acquistata in Francia da fornitori spagnoli e colombiani, anche grazie ad un patto d’acciaio con il gruppo del boss storico della Scu leccese Giovanni De Tommasi e con i tarantini di Michele Intermite. Tale attività era talmente redditizia da indurre gli affiliati a progettare di espandersi anche in Danimarca e in Germania. I proventi del narcotraffico avrebbero poi finanziato un’attività abusiva di cambio assegni e un ingente giro di usura, con l’erogazione di prestiti a tassi altissimi di interesse. I militari dell’Arma hanno anche individuato i mandanti del tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca, che avrebbero dovuto essere assassinati l’8 settembre 2012 a causa di contrasti con il gruppo dei Pellegrino. Agli indagati vengono contestati reati che vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, porto abusivo di armi, tentato omicidio, estorsione, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, intestazione fittizia di beni, violazione della sorveglianza speciale, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e corruzione. Cinque persone non sono state rintracciate durante il blitz, tra cui due dei fratelli Pellegrino che si trovano in Germania, mentre Sergio Notaro, considerato l’altro capo del clan, alla vista dei carabinieri si è dato a una rocambolesca fuga sui tetti.

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