Sacra Corona, 37 arresti in Salento per le infiltrazioni in Comuni e imprese: coinvolto un carabiniere

fonte: http://bari.repubblica.it – di CHIARA SPAGNOLO

Un patto fra esponenti di un clan mafioso e alcuni pubblici ufficiali che avrebbero favorito la Sacra Corona Unita è stato scoperto dai carabinieri nel corso di un’indagine scattata nel 2013 e terminata con l’esecuzione di 47 provvedimenti cautelari. Si tratta di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 17 agli arresti domiciliari, sette obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e tre interdizioni temporanee dai pubblici uffici. Fra questi anche un ex assessore di Sogliano Cavour, Luciano Biagio Magnolo, al quale sono stati concessi i domiciliari.

Magnolo risponde di concorso esterno in associazione mafiosa. Eletto nel 2016 nella lista civica ‘Sì amo Sogliano’, è attualmente consigliere comunale dopo essersi dimesso dalla carica assessorile e di vicesindaco lo scorso giugno, ufficialmente per sopraggiunti impegni politici in ambito regionale nel Movimento democratico e progressista (Mdp). Misure interdittive dai pubblici uffici per Laura Gemma, agente penitenziaria in servizio nel carcere di Lecce, sentimentalmente legata al presunto capo clan di Sogliano; Piero Tramacere, appuntato scelto dei carabinieri in servizio a Cutrofiano, e Luigi Antonaci, vigile urbano a Sogliano Cavour.

Cinquantanove, in totale, le persone indagate nell’inchiesta denominata ‘Contatto’ dei carabinieri di Maglie, guidati dal capitano Luigi Scalingi. Sono stati loro – sotto la regia della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Lecce – a scoprire come il clan Coluccia (originario di Noha, frazione di Galatina, e storicamente operante nell’hinterland magliese) avesse esteso le proprie attività a numerosi paesi del circondario. Non a caso l’attività investigativa si è concentrata nei comuni di Sogliano Cavour, Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Castrignano dè Greci, Melpignano, Soleto, Sternatia, Cursi, Castrì di Lecce, Martano, Otranto, Calimera, Muro Leccese e Cavallino. In questi centri sono state scoperte infiltrazioni mafiose a vari livelli, nelle attività economiche e in alcuni casi anche nella vita amministrativa.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi, ricettazione, rapina, furto aggravato, porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di stupefacenti, abuso d’ufficio, usura, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, truffa, minaccia aggravata e lesioni personali con l’aggravante delle modalità mafiose.

Magnolo – stando a quanto hanno spiegato i vertici dei carabinieri di Lecce – avrebbe aiutato il clan nel periodo in cui ha ricoperto il ruolo di assessore alle Politiche sociali, facendo arrivare ai parenti dei sodali bonus e aiuti economici comunali bypassando le graduatorie pubbliche. Avrebbe inoltre versato denaro al gruppo criminale per aiutare il sostentamento dei sodali detenuti, promesso posti di lavoro e imposto l’assunzione di Carmela Magnolo (madre del capoclan di Sogliano, Vincenzo Antonio Cianci) in una cooperativa.

Ugualmente importante per il gruppo criminale sarebbe stato l’aiuto di Tramacere, appuntato dei carabinieri in servizio a Cutrofiano, che avrebbe rivelato a persone vicine ai Coluccia particolari delle attività investigative in corso, consentendogli spesso di eludere verifiche e controlli. L’agente di polizia penitenziaria Laura Gemma avrebbe avuto invece un legame sentimentale con Vincenzo Antonio Cianci, aiutandolo personalmente in alcune sue attività, a partire da diversi furti di gasolio nell’ambito dei quali ha svolto la funzione di palo.

Gemma avrebbe inoltre attestato falsamente giorni di malattia e depositato presso la casa circondariale di Lecce certificati irregolari per giustificare la propria assenza dal lavoro. Senza contare – contesta ancora la Dda – che avrebbe omesso di denunciare il suo amante pur consapevole delle attività criminali di cui era responsabile e del rischio che essa stessa correva nella sua qualità di pubblico ufficiale. Per questo motivo la donna dovrà rispondere delle accuse di truffa aggravata e furto. Singolare anche la posizione del vigile Luigi Antonaci, il quale avrebbe rivelato allo stesso Cianci alcuni accertamenti a suo carico e avrebbe partecipato in maniera indiretta alle estorsioni collegate ai furti d’auto, fingendo il ritrovamento dopo che i proprietari avevano pagato il pizzo al sodalizio mafioso.

Nel corso delle indagini è emerso anche come alcuni imprenditori di Sogliano Cavour si fossero messi a servizio del clan, come dimostra il fatto che un tabaccaio avrebbe nascosto armi mentre il titolare di un albergo avrebbe ospitato il latitante Daniele De Matteis. A favorire tale situazione, lo stato di paura in cui molti cittadini dell’hinterland vivevano e la soggezione imposta dal sodalizio mafioso grazie ai tipici metodi utilizzati da sempre dalla Scu. Stando alla ricostruzione della Dda, al vertice dell’associazione c’erano i Coluccia di Galatina, di cui i fratelli Marco e Pasquale Gugliersi erano diretta promanazione, e poi una serie di referenti per i singoli territori.

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