Il 17 agosto 2021 alle ore 06.00, il sindaco T.Minervini scriveva sulla sua bacheca: “Qui comandiamo noi – recitava una frase su un muro in via S. Pansini. La prepotenza di queste parole è stata cancellata con l’affermazione dello Stato. Nella giornata di ieri ho personalmente richiesto l’intervento di rimozione della scritta. A Molfetta comandano le leggi dello Stato e le Istituzioni democratiche. Qualsiasi forma di violenza è fermamente condannata. La violenza fisica e verbale sono sintomi, purtroppo, di una subcultura della devianza di ogni ceto sociale. La battaglia contro le devianze sociali e l’illegalità è frutto di un lavoro costante e silenzioso tra le Istituzioni e le forze dell’ordine”…
Considero queste parole delle elucubrazioni da risveglio mattutino di chi vive una dissociazione spazio-temporale del proprio ruolo. Farebbe bene, il sindaco, a rileggersi e studiare “la teoria delle finestre rotte“, allora capirebbe che non serve a niente solo cancellare le scritte sui muri, affermando la presenza dello Stato.
Affermare la presenza dello Stato vuol dire rimuovere “le finestre rotte” e il degrado permanente. In piazza Vittorio Emanuele, come in tante altre piazze e giardini della città, purtroppo il degrado c’è e aumenta giorno dopo giorno. Oltre che una piazza d’armi da dove spesso esplodono fuochi d’artificio fuori controllo e fuori orario, piazza V.Emanuele è in completo abbandono, con giardini incolti e ricettacolo di rifiuti, alberi e rami rotti, mancano da anni i cancelli del giardino, erba incolta nelle vicinanze della fontana, da qualche giorno risulta rotto un lampione davanti al Palazzo De Dato e ieri sera il quartiere è rimasto al buio. Se questa è presenza dello Stato, in quella piazza “continueranno a comandare loro“.
di Matteo d’Ingeo