Il 14 aprile toccherà al pubblico ministero Giuseppe Maralfa prendere la parola per la sua requisitoria. Poi sarà la volta delle parti civili: l’avvocato Maurizio Masellis per il Comune di Molfetta e l’avvocato Bartolomeo Morgese per Matteo d’Ingeo. Il 5 maggio sarà poi la volta dei difensori degli imputati a cui spetterà il compito di smontare la tesi accusatoria – di La Redazione (www.molfettalive.it)
L’istruttoria dibattimentale del processo cosiddetto “Amato +5” si è chiusa, di fatto, ieri con l’ultima testimonianza. Ha deposto, per la difesa del principale imputato, il consigliere comunale Pino Amato, Nicoletta Cuocci.
La testimone ha riferito di aver ricevuto da Amato, all’epoca dei fatti contestati (4 gennaio 2004 e l’11 ottobre 2005) assessore alla polizia municipale, la somma di 50 euro per suo figlio gravemente malato. L’episodio sarebbe avvenuto all’uscita della donna in lacrime dagli uffici comunali, dove si era recata per chiedere un contributo.
Nel procedimento in svolgimento nel tribunale di Trani, il vice presidente del consiglio comunale è accusato, con Pasquale Mezzina, Vincenzo de Michele, Girolamo Scardigno, Gaetano Brattoli, Vito Pazienza e Giovanna Anna Guido, a vario titolo di concussione, voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Per la procura, rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Maralfa, si sarebbe attivato per creare, insieme agli altri imputati, una rete di contatti a fini elettorali. Il presunto serbatoio di voti sarebbe stato utilizzato per sé le elezioni amministrative del 2006 e le regionali 2005 in favore del candidato di Forza Italia Massimo Cassano, ascoltato nell’udienza del 18 marzo quale teste del Pm.
La prossima udienza è stata fissata per il 14 aprile. Al momento Maralfa non ha fatto richiesta di chiamare a deporre altri testi, né di acquisire altre prove.
Saranno di certo pronunciate le requisitorie delle parti civili, il comune di Molfetta e Matteo d’Ingeo, rappresentati dai legali Maurizio Masellis e Bartolomeo Morgese e probabilmente anche la richiesta di condanna formulata dalla procura.