fonte: http://napoli.repubblica.it – di RAFFAELE SARDO
La scoperta è avvenuta nello scorso mese di maggio da parte di alcuni soci della cooperativa sociale “Apeiron” che ha avuto in gestione il bene confiscato dal Comune di Pignataro Maggiore, che è stato sempre il territorio controllato dal clan Lubrano – Nuvoletta. Proprio qui, nelle campagne isolate dell’Agro Caleno, si sono nascosti latitanti eccellenti come Salvatore “Totò” Riina, Bernardo Provenzano, Luciano Liggio e Michele Greco.
Forse quel buco sotto terra ha ospitato qualche altro latitante eccellente, per ora non si riesce a saperlo. Il bunker è stato scoperto mentre erano in corso lavori di ristrutturazione della villa, che è più di 500 metri quadri, su tre livelli e ha una pertinenza di circa mille metri ancora di terreno, dove c’è anche una piscina.
Nella villa, che a maggio scorso è stata intitolata a Franco Imposimato alla presenza di uno dei figli, Giuseppe, era già stato scoperto un altro bunker, più piccolo, al primo piano, che porta in un vano di un sottotetto. “Stavamo rimuovendo il pavimento – racconta Emiliano Sanges della cooperativa sociale “Apeiron” – e quando abbiamo tolto il battiscopa, ci siamo accorti che dall’altro lato del muro è passata un’ombra.
Una fessura che non ci doveva essere, ha fatto vedere l’ombra di un operaio che stava lavorando alla ristrutturazione dell’immobile. Così abbiamo scoperto la botola di ferro che porta al bunker sotterraneo. Era pieno di lapilli e polistirolo. Abbiamo avvertito i carabinieri e con loro abbiamo provveduto a svuotare il buco che si è rivelato di circa tre metri. C’erano anche i segni dove attaccare una scala e fili di corrente.
Per svuotarlo dal materiale, che sopra era cementato, abbiamo impiegato un giorno e mezzo. Sono stati gli stessi carabinieri a dirci che probabilmente il materiale ritrovato nel bunker faceva da isolante contro l’umidità. Questo porta a pensare che forse quello poteva essere il luogo dove il clan Lubrano-Nuvoletta conservava le armi”.
Ma con i lavori di ristrutturazione questa non è stata l’unica scoperta. “I muri dello scantinato-tavernetta – dice ancora Emiliano Sanges – che una volta ospitavano le cene dei boss, non sono allineati. Alcuni tramezzi nascondono la perimetrazione del bunker che abbiamo scoperto. Non solo. Ma secondo alcuni operai che hanno fatto i lavori precedenti, ci sarebbe un cunicolo sotterraneo che dalla casa arriva al centro della villa, nel giardino dove è posizionata una fontana con un Nettuno. Dovremmo scavare ulteriormente per capire se questa è la verità. Ma intanto quando si prova a battere a terra nel piazzale della villa, in alcuni tratti si sente che sotto c’è il vuoto”.
A fine settembre la ex villa Abbate comincerà una nuova vita: formazione professionale e anche un Bed & Breakfast per il turismo sostenibile, saranno le principali attività della cooperativa “Apeiron”. Ma intanto a giugno e luglio ha già ospitato i campi di lavoro dell’associazione Libera.
“Abbiamo rimesso a posto la piscina – dice ancora Emiliano Sanges – e ora vogliamo completare il murales che alcuni ragazzi dei campi di Libera hanno cominciato a fare. E’ ispirato a Vittorio Arrigoni, il ragazzo attivista per la pace ucciso in Palestina il 15 aprile 2011. Manca solo la scritta “Restiamo umani”. Vogliamo farlo diventare uno dei simboli di questa villa confiscata, insieme alla bandiera di Libera che già sventola dal tetto di questa struttura. Piccole cose, ma che mettono in discussione anche un modo tutto mafioso di concepire l’architettura delle nostre zone. Ora possiamo farlo perché il vento sta cambiando”.