Petrolio, Vasto difende le Tremiti e la protesta si allarga a tutto l’Adriatico

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Saranno settimane cruciali, le prossime, per dipanare la matassa delle concessioni petrolifere sul territorio italiano che vede l’Abruzzo al centro del dibattito e delle mire delle multinazionali.

E anche quando il territorio locale non viene messo in discussione i comitati abruzzesi si muovono, verso nord e verso sud, per fare da spalla alle altra regioni sotto tiro. La sensazione che è derivata per esempio dalla lotta per l’indizione del referendum è che più si è compatti e più risultati si raggiungono. Se poi la Regione Abruzzo non si fosse smarcata sul finale, decidendo di voltare le spalle al fronte No Triv, ci sarebbe stata, a condire il tutto, anche una certa soddisfazione.

E mentre la politica regionale frena le realtà più piccole vanno avanti senza indugi.

Così proprio qualche giorno fa la Giunta Municipale di Vasto ha approvato la delibera per la costituzione in giudizio al Tar Lazio contro l’istanza di ricerca di idrocarburi tramite l’airgun, nello specchio di mare prospiciente le Isole Tremiti, avanzata dalla società Rockhopper Italia spa.

«Con questa ennesima azione legale», spiega l’assessore all’Ambiente, Marco Marra, «dimostriamo la coerenza mantenuta in tutte le sedi sulla contrarietà alla petrolizzazione del mare Adriatico e ci uniamo alla battaglia che la Regione Puglia e molte Amministrazioni comunali pugliesi stanno portando avanti per la difesa delle Isole Tremiti».

Intanto alle porte c’è il referendum sulle trivelle: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella deciderà la data, su proposta del Governo, tra il 10 e il 15 di febbraio. Gli italiani saranno chiamati a decidere cosa fare tra la primavera e l’estate.

Se non si facesse l’election day ci sarebbero tre consultazioni elettorali tra 15 aprile e 15 giugno tra primo e secondo turno delle amministrative e referendum.

Intanto il Comitato No Triv fa sapere che chiederà all’Agicom e alla Commissione Vigilanza Rai che subito dopo l’indizione del refrendum il sistema radiotelevisivo apra il confronto sul tema come è accaduto sul nucleare. «Il Paese per scegliere deve essere informato. Per ora si tenta di abbassare i toni per fare in modo che il sistema televisivo e i grandi giornali non ne parlino», commenta il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, coordinatore del Comitato per il referendum contro le trivelle.

«Se Renzi ritiene, come ha detto, che chiunque vinca non ci fanno più trivellazioni, non vedo perchè il Governo non convoca le Regioni e il Comitato referendario e non dia segnali per cambiare questa norma e le altre due su cui si è sollevato il conflitto di attribuzione», aggiunge Lacorazza.

Sulla costa frontaliera, in Croazia, il governo locale annuncia che intende proclamare una moratoria al progetto di esplorazione ed estrazione degli idrocarburi, gas e petrolio, nell’Adriatico. Lo ha detto ieri il premier incaricato, Tim Oreskovic, nella presentazione del suo programma di governo in parlamento. Il governo uscente del socialdemocratico Zoran Milanovic aveva rinviato al periodo dopo le elezioni il progetto delle trivellazioni in Adriatico per la forte opposizione all’idea da parte di una larga fetta dell’opinione pubblica.

La decisione era però stata parzialmente motivata dal basso prezzo del petrolio e dalla rinuncia ad investire da parte di alcune società internazionali che in un primo momento avevano espresso grande interesse.

Sembra ben più difficile, invece, la nuova sfida che tocca le Marche: ieri ad Offida, provincia di Ascoli Piceno, c’è stato un brindisi anti-trivelle con centinaia di calici di preziose qualità di vino, dal Rosso piceno alla Passerina, contro i pozzi di idrocarburi che un’azienda inglese vuole realizzare nelle colline tra Ripatransone ed Offida, dove si concentrano oltre 30 cantine che esportano vino in tutto il mondo.

Il Coordinamento No Ombrina, presente all’evento, ha spiegato che sembra insanabile il contrasto tra due mondi, quello dei petrolieri e quello di ‘Gustiamoci il Piceno’.

Durante la serata, tra una portata e l’altra, tra un concerto dal vivo e pezzi di cabaret, si sono intervallate testimonianze come quelle degli agricoltori e dei medici di Viggiano in Basilicata e quella del Coordinamento abruzzese No Ombrina che pure sul suo territorio ha visto i viticoltori in prima linea contro il progetto omonimo. Gli organizzatori durante la cena, per evidenziare la ricchezza e la varietà enogastronomica del Piceno, hanno sottolineato che il 99% dei prodotti utilizzati dai 5 chef che hanno partecipato all’evento proveniva dal territorio e che ammontava a soli 12 euro l’unico scontrino di prodotti provenienti da fuori.
Basterà per salvare il territorio?

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