Si chiamava Pino Depresso, Pino dalla nascita e “Depresso” da quando lo hanno affidato all’assessore Mariano Caputo. Quando era giovane aveva una grande chioma che faceva ombra e ospitava nidi di tordi e passeri canterini, fino a quel tragico giorno. Nella mattinata del 26.10.2018 alcuni sicari, su ordine dell’assessore, gli tagliarono la chioma e dopo qualche mese altri uomini del “fare smart” hanno tagliato le sue radici per fare spazio alle piscine della fontanella e al nuovo sistema di irrigazione che non servirà a farlo vivere perché non avrà più le sue radici. Pino è rimasto agonizzante per tutti questi 16 mesi, scorticato dal vento e dall’indifferenza dei suoi aguzzini.
Oggi, 17 Febbraio 2020, comincerà l’ultimo atto di questa lunga agonia; gli stessi aguzzini, che lo hanno torturato in tutti questi mesi, guidati dal loro capo “smart” procederanno al suo abbattimento definitivo in modo che non rimanga traccia della sua esistenza. Pino sarà tagliato a pezzi e la sua anima la ritroveremo tra le fiamme di qualche caminetto di campagna .
Nel suo testamento Pino aveva già chiesto di essere bruciato in piazza, ma per quest’anno i falò di san Corrado si sono già spenti. E nemmeno il sindaco di piazza Moro, con tutto il suo potere, ha mosso dito per evitare la mattanza. Anzi, lui vuole la sua piazza bella, accogliente e fresca come l’acqua della fontana che ha fatto sistemare di fronte al bar dove riceve tutti gli uomini dei suoi affari. Quell’albero depresso era una nota stonata. Pino è morto, la città è morta.