Molfetta “zona franca” dell’abusivismo

ViaAzzarita_Magrone

L’abusivismo nel commercio di frutta e verdura è un fenomeno ben radicato su tutto il territorio italiano e interessa grandi e piccole città. Ad oggi non risultano essere stati avviati studi o mappature specifiche sul fenomeno, il tutto è lasciato nella maggior parte dei casi alla libera e spontanea iniziativa dei singoli comuni soprattutto in tema di repressione locale dell’abusivismo e rispetto delle norme vigenti.

Solo il 10 febbraio di quest’anno la corte di Cassazione, con la sentenza n.6018, ha stabilito una nuova norma per salvaguardare la salute dei cittadini, liberare strade e marciapiedi dall’occupazione abusiva e ripristinare il decoro urbano. Con questa sentenza i giudici di cassazione hanno ritenuto condannabile il commerciante che vende merce esposta agli agenti inquinanti dell’aria tralasciando che gli alimenti possano essere in cattivo stato di conservazione. Insomma per essere multati è sufficiente la sola esposizione dei prodotti agli agenti inquinanti dell’aria, a partire dai gas di scarico dei veicoli in transito.

Un luogo comune da sfatare è che il commercio abusivo dell’ortofrutta venga esercitato esclusivamente nei soli paesi meridionali, come erronea è anche la convinzione che azioni repressive siano messe in atto solo nelle regioni settentrionali.

Basti pensare, infatti, che nella sola città di Palermo, negli ultimi quattro mesi, il Nucleo di Tutela Vivibilità e Igiene Urbana della Polizia Municipale ha organizzato ben tre interventi contro la vendita abusiva di prodotti ortofrutticoli miranti alla tutela del decoro urbano, della salute pubblica ed al rispetto della legalità.

Diversa tra Nord e Sud è invece la percezione del fenomeno in sé in termini d’interpretazione, di definizione di “abusivo” e quindi di applicazione e di rispetto delle norme di legge che sanzionano le mancate autorizzazioni amministrative.

Dovendolo definire, l’abusivismo commerciale, è l’esercizio di un’attività di vendita sia in sede fissa che ambulante senza le prescritte autorizzazioni, senza alcuna precauzione di carattere igienico-sanitario e senza il rispetto del Codice Stradale. La stessa attività illegale si pone in una posizione territoriale di “privilegio”, nei confronti dei venditori regolari, non avendo l’obbligo di pagare le tasse ed evadendo il fisco.

Questa condizione permette di vendere merce a un prezzo inferiore generando concorrenza sleale e mettendo in questo modo in difficoltà chi, con sacrificio, si comporta in maniera corretta e legale.

Esercitare l’abusivismo arreca quindi enormi danni non solo alle aziende ma anche allo Stato che attraverso le imposte, le tasse, l’iva, irpef, ecc., acquisisce la liquidità necessaria per sviluppare e mettere in essere i servizi ai cittadini ( sanità, pensioni, scuola, pubblica sicurezza ecc…).

Se la legge prevede l’obbligo di non occupare per più di un’ora, il posto scelto per la vendita, al Nord, per esempio a Trento, bastano solo due ore di sosta ininterrotta in una stessa postazione per mettere in atto il sequestro amministrativo dei prodotti ortofrutticoli venduti da ambulanti con autocarro, spesso privi di assicurazione e di revisione; la Polizia Municipale applica già da subito una sanzione amministrativa che varia dai 3 mila ai 6 mila euro con l’immediato sequestro della merce ai fini della confisca.

Al contrario del Sud dove i tempi per valutare se una postazione possa definirsi abusiva o meno, e quindi se avviare o meno un intervento disciplinare, sono sicuramente più flessibili e variabili rispetto al Nord.

Tuttavia l’attività repressiva nei Comuni del Centro-Sud è sicuramente presente e costante, spesso esercitata in condizioni di grande difficoltà e ostilità sociale: per esempio a Palermo, due mesi fa, un’intera famiglia di abusivi ha aggredito con calci e graffi due vigili urbani per evitare il sequestro della merce abusiva.

Ciò che invece accomuna i cittadini e i venditori regolari del Nord e del Sud Italia sono le frequenti richieste d’intervento, gli esposti e le segnalazioni dei venditori ambulanti abusivi nelle zone delle città sia per la difficile condizione di crisi economica, sia per le precarie condizioni igienico-sanitarie che per le quotidiane infrazioni al Codice della Strada in cui operano la maggior parte degli abusivi.

A Terlizzi, lo scorso Aprile, dieci fruttivendoli, stanchi della concorrenza sleale messa in atto da improvvisati venditori di frutta e verdura, si sono rivolti a un avvocato per denunciare alla procura di Trani chi non rispettava le regole. I fruttivendoli si sono definiti “disperati” in quanto, pur pagando le tasse, non si sentivano affatto tutelati; sembra infatti che molti dei commercianti del mercato ortofrutticolo, abilitati alla vendita all’ingrosso, vendessero la loro merce anche al dettaglio.

Un elemento che differenzia sicuramente il Nord dal Sud, in tema di azioni miranti alla repressione dell’ortofrutta abusiva, è la recidività del reato stesso al sud, perpetrato a danno della collettività dagli ambulanti abusivi che spesso si pongono in una posizione di sfida rispetto alle istituzioni, ignorando le sanzioni, evadendole e reiterando i reati quasi nella convinzione della non certezza della pena.

In questo movimentato scenario nazionale, Molfetta assume sempre più il ruolo di “ZONA FRANCA“.

Non si riesce a comprendere come in una città in cui quotidianamente, anche in orario notturno, operatori dell’ortofrutta invadono abusivamente porzioni di strade, marciapiedi e piazze per l’esposizione delle merci in palese violazione delle leggi vigenti, o in totale assenza di licenze, non si metta ancora in atto una seria attività repressiva contro questa piaga sociale.

Perché l’amministrazione comunale e la Polizia Municipale non adottano misure idonee ai fini della salvaguardia dell’igiene pubblica, viabilità, decoro urbano, ma anche in termini di tutela e recupero dei beni comuni?

movimento civico “Liberatorio Politico

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