Molfetta: paura alle 22,30 in via immacolata. Distrutte tre auto. Finora escluso il racket, ma le bombe sono già 17

http://www.liberatorio.it/VIDEO/Video_PiazzaParadiso_01012009.jpgdi Lucrezia D’Ambrosio (www.lagazzettadelmezzogiorno.it/…)

E’ stato un avvertimento. Oppure, lo accerteranno le indagini in corso, un regolamento di conti. Ma è un episodio che fa ripiombare la paura.
Intorno alle 22.30 di martedì scorso una bomba, di considerevole potenziale, è stata sistemata sul gradino di ingresso di una salumeria in via Immacolata.
E’ esplosa danneggiando una Renault Scenic e una Toyota Yaris, parcheggiate proprio davanti all’esercizio commerciale, e una Opel Tigra, con a bordo due donne, finite poi in ospedale in stato di choc. Una ne avrà per sette giorni.
Non si tratta di racket. Almeno così dicono sulle prime gli investigatori. I carabinieri lo escludono. Fonti investigative riferiscono di screzi, vendette private, questioni riconducibili alla vita privata. Non è escluso che, in qualche modo, l’episodio dell’altra sera sia collegato ad un’altra esplosione avvenuta a marzo dello scorso anno. E’ probabile anche che molte delle esplosioni degli ultimi dodici mesi siano collegate tra loro in una sorta di botta e risposta.
No, nessuna organizzazione criminale a giudicare da quello che trapela negli ambienti delle forze dell’ordine. Solo gente che, in assenza di dialettica, fa parlare le bombe anche se, in tutto questo, ci rimettono anche persone per nulla coinvolte in una faida privata.
Proprio in queste ore i carabinieri hanno sentito alcune persone e hanno acquisito documentazione fotografica che potrebbe rivelarsi determinante per l’identificazione dei personaggi coinvolti nelle esplosioni che hanno interessato le strdae che girano attorno a piazza Paradiso, quelle in cui si è concentrato il maggior numero di deflagrazioni.
Nel frattempo divampa la polemica.
«Avevamo già lanciato l’allarme nel Consiglio comunale del 9 gennaio – scrive in una nota Gianni Porta, consigliere comunale di Rifondazione – ma dal Sindaco, da noi interrogato per fatto grave in quanto autorità di pubblica sicurezza, non giunse risposta alcuna su cosa l’Amministrazione pensasse di questi accadimenti, né quali azioni intendesse mettere in campo. Adesso ci risiamo, e accogliendo comunque come un dato positivo l’intervento a mezzo stampa dell’Amministrazione di condanna dell’ultimo evento, interroghiamo il Sindaco e la sua Giunta su quali misure intendano mettere in campo per ripristinare situazioni di sicurezza e tranquillità».
Non sarà il caso di accendere la spia dell’allarme rosso, ma la paura resta perché negli ultimi mesi episodi del genere si sono ripetuti.
Eccola la riostruzione degli ultimi anni.

27 FEBBRAIO 2008. – L’esplosione avviene prima che si faccia giorno. Qualcuno, nel silenzio e lontano da sguardi curiosi, sistema una bomba-carta davanti all’ingresso di un capannone industriale in costruzione in piena zona Asi, alla periferia della città. La deflagrazione manda in frantumi tutto ciò che è nelle immediate vicinanze dell’ordigno. I danni sono comunque contenuti. In seguito alle verifiche compiute sul posto gli specialisti dei carabinieri ritengono, con ragionevole certezza, che non sia stato impiegato tritolo.
3 MARZO 2008 – La deflagrazione viene avvertita da ponente a levante della città. Una bomba carta esplode, in piena notte, intorno alle 2, davanti all’ing resso di una salumeria in Vico V Crocifisso. L’esplosione, sulla base di quanto conferma il marito della proprietaria dell’esercizio commerciale, rientra nella lotta in corso tra le famiglie Cucumazzo e Campanale di Ruvo di Puglia. La salumeria è intestata proprio alla moglie di uno dei Cucumazzo.
30 MARZO 2008 – L’esplosione avviene intorno alle 3.30. Qualcuno, nel silenzio della notte solleva la saracinesca e sistema una bomba-carta davanti all’ingresso del bar Venere, nella zona 167. La deflagrazione manda in frantumi tutto ciò che è nelle immediate vicinanze dell’ordigno sia all’interno del bar che all’esterno.
17 NOVEMBRE 2008 – Le fiamme distruggono il pub Beatles, il locale è ancora chiuso.
23 NOVEMBRE 2008 – Una bomba carta di modesto potenziale viene fatta esplodere in Via Annunziata. Salta una Fiat Punto parcheggiata lungo la via.
28 – 29 DICEMBRE – Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre esplodono quattro autovetture, una Kya Picanto in via Purgatorio, traversa di via Annunziata, una Bmw 530, in via Cavallotti, traversa di corso Umberto, una Renault Scenic ed una Ford Sierra in via Minervini, nei pressi di via Terlizzi.
31 DICEMBRE 2008 – Esplodono una Fiat Punto in via Sergio Pansini e un’Alfa 33 in via Cappellini.
3 GENNAIO 2009 – In Via Pietro Colletta viene sistemato un ordigno che, intorno alle 22.30, distrugge una Ford Fiesta, parcheggiata all’angolo della strada. Si teme che sia la stessa mano che il 17 ottobre precedente causò l’incendio di cinque auto, una Scenic, una Panda, una Saxo e una Megane, una Matiz, e di un cassonetto dei rifiuti.
Sicuramente di tutt’altra matrice l’altra esplosione, avvenuta, sempre il 3 gennaio, circa un’ora dopo. In via Federico Campanella salta una Smart. Il proprietario dell’autovettura è il titolare di un bar. A Molfetta, negli ultimi mesi, oltre a saltare con regolarità le auto in sosta (ne sono saltate quattordici), qualcuno ha preso di mira i locali pubblici.
A san Silvestro un ordigno danneggia la saracinesca di un bar all’angolo tra via Salvemini e piazza Alcide De Gasperi. Secondo i carabinieri, che indagano, gli episodi non sono collegati tra loro.
E’ più probabile, ritengono gli investigatori, nel frattempo impegnati in vere e proprie ronde notturne, che si tratti di un pericoloso effetto emulazione.
E siamo all’ulltimo episodio, quello di martedì, alla bomba piazzata sul gradino di ingresso di una salumeria in Via Immacolata. Restano danneggiate una Renault Scenic, una Yaris, e una Opel corsa, che al momento dell’esplosione stava attraversando proprio via Immacolata.

«La criminalità cresce perché non c’è dialogo» LE REAZIONI

«Non ci sono elementi per ritenere che su Molfetta siano operanti una o più organizzazioni criminali dedite alle estorsioni. A parlare è l’avvocato Maurizio Altomare, vice presidente dell’associazione provinciale antiracket. «Da tempo – continua – abbiamo avviato una ricognizione che ha confermato questo dato. E’ semplicistico attribuire le colpe di quanto sta accadendo a Molfetta alla presunta esistenza di organizzazioni criminali legate al racket. Se così è nessuno ha mai riferito nulla neanche con l’utilizzo di canali non ufficiali. Certo potremmo trovarci di fronte a sistemi, già impiegati altrove, dove prima le organizzazioni hanno creato un clima di terrore poi sono passate alle richieste di denaro. Ma la cosa ci sembra poco probabile. Più concreta appare la possibilità che, per quanto riguarda le esplosioni, ci si trovi di fronte a vendette private gestite in maniera plateale, e per quanto riguarda l’aumento delle rapine e dei furti, la questione sia riconducibile alla mancanza cronica di denaro».
Sulla stessa lunghezza d’onda il parere di Giuseppe Filannino, oggi responsabile della Camera del Lavoro, ex coordinatore provinciale di Libera. «E’ necessario – dice – che venga convocato subito un consiglio comunale monotematico allargato agli organismi che hanno il polso della situazione attuale a Molfetta. C’è bisogno di un confronto sereno. Ci sono decine di persone che hanno bisogno di soldi, di sussidi straordinari e ordinari. Molti sono fuori da qualsiasi tipo di bonus. Su Molfetta non è attivo un tavolo, un osservatorio sui problemi reali ed economici. Bisogna capire che l’aumento della criminalità è legato al fatto che in città nessuno sta dialogando con le famiglie che hanno bisogno del minimo indispensabile per sopravvivere. C’è chi sta perdendo il posto di lavoro, chi non ha più nulla, neppure la possibilità di far ricorso al cosiddetto lavoro nero. Manca un osservatorio sulla sicurezza. Molfetta, con la costituzione della Bat, è la più grande città dopo Bari. La mancanza di un punto di riferimento fisicamente presente è un danno».
Di diverso avviso Matteo d’Ingeo, ai vertici dell’associazione Liberatorio. «Dopo l’esplosione in via Immacolata – dice – non si può più affermare che la situazione dell’ordine pubblico e della sicurezza in città sia sotto controllo e che la criminalità sia in forte calo. E’ stata sfiorata la tragedia, perché l’ordigno fatto esplodere sotto l’entrata di una salumeria, oltre a distruggere due autovetture ha investito un’auto in transito e per miracolo i vetri infranti, dalla forte deflagrazione, non hanno ferito gli occupanti. Gli episodi più eclatanti e cioè quelli con ordigni esplosi, stanno coinvolgendo il quartiere che abbraccia Piazza Paradiso e sembra quasi che qualcuno voglia, in modo inequivocabile, marcare il territorio».

IL SINDACO AZZOLLINI «Città cresciuta, servono più forze dell’ordine»

«C’è bisogno di potenziare i presidi delle forze dell’ordine presenti sul territorio con un aumento degli uomini». La richiesta sarà formalizzata nelle prossime ore dal sindaco Antonio Azzollini. «Ho già fatto presente nelle sedi opportune che Molfetta – ha dichiarato il sindaco – ha necessità di un aumento di uomini deputati a garantire l’ordine pubblico in virtù della crescita che ha avuto nell’ultimo decennio. La città – ha continuato Azzollini – si è triplicata in quanto ad estensione ed ha sviluppato un’area industriale particolarmente attiva e ampia. Nelle prossime ore formalizzerò questa mia richiesta e attiverò le procedure, compresa la convocazione del comitato per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal Prefetto, per avviare tutte le azioni possibili per rendere quanto più celere la cosa. E’ ovvio che rivestendo anche un ruolo a livello romano, sarà mia cura sollecitare ogni azione anche nella Capitale. L’episodio dell’altra sera – ha sottolineato il sindaco – è grave, indubbiamente. Mi auguro che anche in questo caso, così come è avvenuto qualche giorno fa per la rapina, la risposta delle forze dell’ordine sia tempestiva. La tempestività con la quale i carabinieri sono riusciti ad assicurare alla giustizia i rapinatori che, voglio sottolineare non erano di Molfetta, testimonia che innanzitutto le forze dell’ordine funzionano, poi che sono presenti sul territorio e che sono in grado di prevenire situazioni più gravi».

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