di ANTONELLO CASSANO – bari.repubblica.it
Il signore dell’obitorio lavora a Molfetta, fa l’operatore tecnico disinfettore ed è l’unico a possedere la chiave per la camera mortuaria. Non è la trama di un film horror, ma un curioso caso di lavoro in un ospedale dell’Asl Bari. Anzi, superlavoro. Tutto parte il primo marzo scorso, quando il dirigente medico del presidio ospedaliero di Molfetta decide di affidare a un solo dipendente, appunto questo operatore in servizio nella direzione medica del Don Tonino Bello, l’impegnativo compito di gestire la chiave dell’obitorio distante qualche centinaio di metri dall’ospedale.
Da allora spetta soltanto a lui aprire e chiudere la porta dell’obitorio in caso di decesso per la consegna della salma. Un lavoro incessante, senza pause. Non è un caso se il dirigente consente al dipendente di effettuare 36 turni di pronta disponibilità al mese. Un’enormità se si considera che il contratto nazionale sanitario ne prevede sei al mese per tutti gli altri dipendenti sparsi nel resto degli ospedali di Puglia e d’Italia.
In pratica, l’operatore risulta reperibile tutti i giorni feriali dalle ore 20 alle ore 8 e tutti i giorni festivi dalle 8 alle 8 del giorno successivo. La decisione ha scatenato la protesta della Fp Cgil di Bari, che in una nota (inviata anche alla Corte dei conti e all’Ispettorato al lavoro) in cui si esprime «grande stupore» in merito a quanto accade a Molfetta fa sapere che nei vicini ospedali di Terlizzi e Corato «il predetto servizio viene garantito senza nessun costo aggiuntivo, dal rispettivo pronto soccorso a cui viene data in consegna la chiave dell’obitorio».
Al contrario, l’operatore di Molfetta porta a casa, assieme allo stipendio, anche altri 720 euro di pronta disponibilità, senza contare gli straordinari, soltanto per aprire e chiudere la porta della camera mortuaria: «È evidente l’ingiustificato, inutile e dannoso spreco di risorse economiche — denuncia il segretario della Fp Cgil Bari, Antonio Ventrelli, che chiede la revoca immediata della disposizione — e la violazione della legge 161 del 2014 sul rispetto degli orari di lavoro».
Ora l’Asl Bari si dice pronta a correre ai ripari: «Abbiamo preso atto della riflessione del sindacato — commenta il direttore generale Vito Montanaro — chiedendo subito spiegazioni alla direzione medica di presidio. Comunque assicuro il rientro della situazione nei limiti previsti dalla legge 161». Quei 36 turni di pronta disponibilità sono troppi, confermano alla Asl. Dove ci si prepara a cercare altri dipendenti in grado di gestire la chiave dell’obitorio.