Ex consigliere regionale lui, consigliera comunale lei, sono passati con disinvoltura dalla destra alla sinistra. Lei pubblicava sui social le foto di party e vacanze costose. Per la procura sono contigui ai clan cittadini – fonte: Giuliano Foschini – bari.repubblica.it
Il segnale che qualcosa di grave fosse accaduto, nella vita di Maria Carmen Lorusso, non è arrivato quando all’alba di tre settimane fa la Polizia ha suonato al citofono di casa, in un palazzo che domina la città nel centro di Bari, per notificare a lei e a suo marito Giacomo Olivieri un’ordinanza di custodia cautelare. Ma un paio di giorni dopo, quando la giovane avvocata, un po’ politica, un po’ influencer, un po’ amica di quelli che per la procura di Bari sono mafiosi, ha cancellato i suoi profili social. Un attimo e, puff, Mari e la sua vita smeralda lunga anni sono spariti.
Ha fatto un favore a molti, Mari, perché quelle foto da mille e una notte (Cortina, mare, equitazione, tennis, ogni scatto una griffe diversa, una situazione a metà tra il comico e il patologico) avevano cominciato a essere una sorta di libro nero della Bari grigia, quel pezzo di città che oggi è pronta a indignarsi (a proposito: c’erano anche scatti di feste con parlamentari del centrodestra) ma che fino a qualche settimana fa posava orgogliosa (possibilmente in posa di tre quarti: dicono snellisca) davanti all’obiettivo social della coppia Olivieri-Lorusso.
A proposito: questa storia comincia proprio con Giacomo Olivieri, avvocato di tradizione familiare, assai facoltoso. Olivieri ha sempre avuto la passione per la politica. Tutta. Nel senso che è stato ovunque: Margherita, Italia Viva, Forza Italia, a destra e a sinistra. È stato consigliere regionale e comunale. Candidato sindaco alle primarie di centrosinistra dieci anni fa contro Decaro, le aveva praticamente vinte acquistando voti (lo dimostrano intercettazioni telefoniche) quando il centrosinistra fu costretto a mobilitare tutte le forze per fargliele perdere.
Cinque anni fa scelse invece il centrodestra lanciando la carriera di Mari. Venticinque più giovane di lui (lei classe ‘86, lui ‘61) , l’amore era nato nel loro studio legale. «È la figlia di un primario», diceva orgoglioso agli amici che gli chiedevano, come a giustificarsi, che no, non era un amore di comodo. Ma un amore e basta. Mari è un portento, non sta ferma un attimo: Decaro la nomina alla città metropolitana nel nucleo di valutazione. Ma lei sogna di fare la scrittrice. Pubblica un libro: “Lo spread dell’amore” nel quale brevetta un algoritmo. Più guadagna un compagno, più alte sono le possibilità di starci bene insieme. Organizza convegni medici, non perde una festa in città, va a cavallo ed è campionessa di karaoke, adora le feste a tema, si veste da antica romana o tutta leopardata (sappiamo tutto perché ogni centimetro era raccontato sui social). Poi prova la politica.
Suo padre, il primario, Vito, sarà arrestato perché chiedeva le tangenti ai malati di cancro per farli passare avanti nelle cure. Durante la campagna elettorale, curava il parente del boss a cui si erano rivolti per i voti. «Non arriva alla fine dell’anno», diceva il medico. «L’importante è che campa fino al 28 maggio», data dalle elezioni rispondevano Mari il marito. «Ma che cosa terribile che dite! Ma fate schifo!», interveniva la madre.