Mentre nelle platee del teatro “civile” (poi ci spiegheranno qual è quello incivile) la “Nuova Signora Molfetta” siede accanto alla Vecchia, suggellando un patto di non belligeranza con chi fino a qualche anno fa doveva essere estromesso dalla gestione privatistica della cultura molfettese, l’altra città si accorge di covare in grembo pericolosi criminali. La settimana di fuoco che ha sconvolto i molfettesi, ma non la politica, ci parla di una narrazione criminale che sta montando di giorno in giorno in questa città di cui non si parla e si censura. Nelle ultime ore è stato arrestato un pregiudicato molfettese, che assieme ad un altra persona sfuggita all’arresto, trasportava una micidiale arma di fabbricazione iugoslava e in dotazione alla polizia slovena. Si tratta di un mitragliatore MGV 176 con un caricatore con capacità di fuoco di 1200 colpi al minuto, cal.22. Quest’arma potentissima, che ricorda le vecchie mitragliatrici che negli anni del proibizionismo americano furono usate dai gangster di Al Capone, in quale contesto doveva operare? Il fatto che avesse già il silenziatore innestato farebbe pensare ad un imminente uso? Questo arresto conferma le nostre preoccupazioni per una criminalità cittadina che sta cambiando fisionomia, punti di riferimento e modalità di azione aggressiva con strumenti e armi più pericolose.
Le “dimissioni” della sindaca hanno distratto la politica a tal punto che non una sola parola è stata pronunciata nell’ultimo consiglio comunale sulla situazione della sicurezza in città, che a parer del vicesindaco sia sotto controllo e nella fisiologica normalità. Eppure la nostra sicurezza è messa a dura prova quotidianamente. Il silenzio assordante della politica urta ancor più quando leggiamo sulla stampa regionale che Molfetta, come Giovinazzo e altri comuni della città metropolitana di Bari, sono diventati terreno di conquista delle famiglie criminali di Bari e abbiamo come risposta il bavaglio dell’informazione, le diffide e le minacce di querela da chi sovrappone, senza farne una distinzione netta, il proprio ruolo istituzionale dal proprio lavoro professionale. Noi siamo preoccupati per il fatto che nostri concittadini vadano in giro con armi così pericolose, che altri siano mandanti di attentati dinamitardi da compiere in altri comuni, che qualcuno vada in giro trasportando tritolo, che si ammazza in maniera plateale nel mercato settimanale.
Ci preoccupa anche la circostanza, ancora non chiara, che si cambi una ordinanza sindacale e si realizzi un finto avviso-bando pubblico per permettere ad alcuni ambulanti di vendere bibite e alimentari nei pressi della location dei concerti dell’Estate Molfettese, per poi scoprire che una di queste “fortunate” attività sono riconducibili alla famiglia di Cristoforo Brattoli. Molfettesi svegliatevi, e se avete notato in giro qualcuno indossare uno di questi due caschi, mostrati dalla Guardia di Finanza al TG3-Puglia, recatevi alle forze dell’ordine e collaborate.
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