Lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, noto anche con la sigla “ISIS”

mappa-isisQuelli che seguono sono due contributi che aiutano a capire la complessità dell’argomento.

ISIS, che fare? (di Alessandro di Battista)

di  Massimo Zucchetti  – ilmanifesto.info

È pro­prio — ormai — una regola fissa: quando un arti­colo riceve un coro di belati e ragli di “una­nime ese­cra­zione” da parte della nostra VERGOGNOSA classe poli­tica, da Palermo ad Aosta, un coro di vibrante pro­te­sta: ebbene, è un arti­colo buono, che dice cose inte­res­santi e condivisibilissime.

il depu­tato Ales­san­dro di Bat­ti­sta ha scritto que­sto arti­colo, ottimo. Io non sono del suo par­tito, anzi, del suo Movi­mento, ma lo pub­blico anche come atto di solidarietà.

I poli­ti­canti del PD e del PdL non­ché la solita schiera di intel­let­tua­loidi e pen­ni­ven­doli di regime che fan loro da con­torno, un’utilità — una sola — ce l’hanno: quando belano tutti assieme “Quat­tro zampe buono, due gambe cat­tivo” come in Ani­mal Farm di Orwell, non si può sba­gliare. Si lascia tutti loro su quat­tro zampe e si sta in piedi su due gambe, le proprie.

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ISIS: Che fare? (di Ales­san­dro di Battista)

Dagli anni ’20 ai ’60
A Sèvres, nel 1921, Fran­cia e Gran Bre­ta­gna si spar­ti­rono i pos­se­di­menti medio­rien­tali dell’ormai deca­duto Impero Ottomano.

Alla Fran­cia anda­rono Libano e Siria, alla GB la Pale­stina, la Tran­sgior­da­nia e l’odierno Iraq. I con­fini ven­nero segnati uti­liz­zando matite, righelli e, pro­ba­bil­mente, sotto l’influsso di qual­che coppa di champagne.

Altri­menti come ci si potrebbe spie­gare l’invenzione folle del Regno dell’Iraq, uno stato abi­tato, oltre che da decine di mino­ranze, da tre popo­la­zioni pro­fon­da­mente diverse tra loro: i curdi, gli sciiti e i sunniti?

La dram­ma­tica sto­ria dell’Iraq nasce tutta da qui. Colpi di stato, spinte auto­no­mi­ste curde, resi­stenze sun­nite, atten­tati sciiti, difesa del con­trollo petro­li­fero da parte del Regno Unito, inter­vento della Ger­ma­nia nazi­sta. Non si sono fatti man­care nulla fuor­ché la pace.

La CIA e i colpi di Stato che fanno meno scal­pore del ter­ro­ri­smo
Durante la crisi di Suez Bagh­dad divenne la prin­ci­pale base inglese, nel 1958 venne abo­lita la monar­chia e nel 1963, anche in chiave anti-sovietica, la CIA favorì un colpo di stato per deporre Abd al-Karim Qasim, l’allora pre­mier ira­cheno, col­pe­vole di aver appro­vato una norma che proi­biva l’assegnazione di nuove con­ces­sioni petro­li­fere alle mul­ti­na­zio­nali stra­niere. In Iraq, tra deserto, cam­melli e rovine babi­lo­nesi accadde quel che già si era visto all’ombra delle pira­midi maya nel 1954 quando Allen Dul­les*, diret­tore della CIA, armò truppe mer­ce­na­rie hon­du­re­gne per but­tare giù Jacobo Arbenz, il Pre­si­dente del Gua­te­mala rego­lar­mente eletto, col­pe­vole di voler espro­priare le terre inu­ti­liz­zate appar­te­nenti alla sta­tu­ni­tense Uni­ted Fruit Com­pany e distri­buirle ai con­ta­dini. Risul­tato? Pre­si­denti fan­toc­cio, guerra civile e povertà.

Mi domando per quale razza di motivo si provi orrore per il ter­ro­ri­smo isla­mico e non per i colpi di stato pro­mossi dalla CIA. Desti­tuire, solo per osceni inte­ressi eco­no­mici, un governo rego­lar­mente eletto con la con­se­guenza di favo­rire una guerra civile è meno grave di far esplo­dere un aereo in volo?

L’Iraq, come il Gua­te­mala o il Congo RCD hanno avuto il torto di pos­se­dere delle risorse. I poveri hanno il torto di avere ric­chezza sotto ai piedi. Il petro­lio ira­cheno è stato il peg­gior nemico del popolo ira­cheno. A Bagh­dad nel 1960, tre anni prima della depo­si­zione di Qasim, Iraq, Iran, Vene­zuela e Ara­bia Sau­dita ave­vano fon­dato l’Organizzazione dei Paesi espor­ta­tori di petro­lio (OPEC), per con­tra­stare lo stra­po­tere delle “7 sorelle”, le prin­ci­pali com­pa­gnie petro­li­fere mon­diali così chia­mate da Enrico Mat­tei, il Pre­si­dente dell’ENI di que­gli anni.

Mat­tei e la sovra­nità nazio­nale in Medio Oriente
Una digres­sione su Mat­tei è d’obbligo, se non altro per capire quanto, dall’invenzione del “pro­fitto ad ogni costo”, ogni indu­striale, stato sovrano o par­tito poli­tico si sia messo con­tro il capi­ta­li­smo inter­na­zio­nale abbia fatto una brutta fine. E’ suc­cesso a brave per­sone e a delin­quenti, a poli­tici demo­cra­tici e a dit­ta­tori san­gui­nari difesi fino a che lo spar­gi­mento di san­gue dei quali erano respon­sa­bili non avesse intac­cato gli inte­ressi del grande capi­tale. Mat­tei, dopo aver con­cluso impor­tanti affari con l’Iran, si stata avvi­ci­nando a Qasim quest’ultimo alla ricerca di un nuovo part­ner com­mer­ciale che gli garan­tisse mag­giori introiti di quelli con­cessi dagli inglesi. La sacro­santa ricerca di sovra­nità eco­no­mica, poli­tica ed ener­ge­tica da parte di alcuni paesi medio­rien­tali era ben vista da Mat­tei il quale, mosso da una intra­pren­denza tipi­ca­mente ita­liana e dall’ambizione di fare gli inte­ressi dello Stato, ne scor­geva un’opportunità imperdibile.

Quando nel 1961 il Regno Unito con­cesse l’indipendenza al Kuwait Mat­tei fiutò l’affare. Bagh­dad ha sem­pre rite­nuto il Kuwait parte del suo ter­ri­to­rio e quando la GB lo pro­clamò stato sovrano Qasim si indi­gnò per lo smacco subito con­vin­cen­dosi della neces­sità di tro­vare nuovi paesi con cui con­clu­dere affari**. Mat­tei e Qasim, nono­stante il primo mini­stro Fan­fani e il mini­stro degli esteri Segni nega­rono qual­siasi coin­vol­gi­mento ita­liano, ini­zia­rono una serie di trat­ta­tive e, sem­bra, che dei tec­nici ENI si reca­rono in Iraq. Quel che è certo è che le 7 sorelle sono come i fili della luce: “se li toc­chi muori”. Tre mesi e mezzo prima che Qasim, con il bene­pla­cito della CIA, venisse tru­ci­dato a Bagh­dad, Mat­tei esplode in aria con il suo aereo pri­vato. I man­danti e gli ese­cu­tori del suo assas­si­nio sono ancora ignoti tut­ta­via è bene ricor­dare che Tom­maso Buscetta, il pen­tito che descrisse per filo e per segno la strut­tura di “Cosa Nostra” a Gio­vanni Fal­cone, dichiarò che Mat­tei venne ucciso dalla mafia per fare “un favore agli stra­nieri” e che Mauro De Mauro, il gior­na­li­sta che stava inda­gando sulla morte di Mat­tei, venne rapito e ucciso da Mimmo Teresi su ordine di Ste­fano Bontade***… continua a leggere QUI

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Che cos’è l’ISIS, spiegato bene

di Elena Zacchetti – www.ilpost.it

Negli ultimi dieci giorni l’Iraq – paese a maggioranza sciita con una storia recente complicata e violenta – è stato conquistato per circa un terzo del suo territorio da uno dei gruppi islamici sunniti più estremisti in circolazione, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, noto anche con la sigla “ISIS”.
Non è la prima volta che in Occidente si sente parlare di ISIS: da più di due anni l’ISIS combatte nella guerra civile siriana contro il presidente sciita Bashar al Assad, e da circa un anno ha cominciato a combattere non solo le forze governative siriane ma anche i ribelli più moderati, creando di fatto un secondo fronte di guerra. L’ISIS è un’organizzazione molto particolare: definisce se stesso come “stato” e non come “gruppo”. Usa metodi così violenti che anche al Qaida di recente se ne è distanziata. Controlla tra Iraq e Siria un territorio esteso approssimativamente come il Belgio, e lo amministra in autonomia, ricavando dalle sue attività i soldi che gli servono per sopravvivere. Teorizza una guerra totale e interna all’Islam, oltre che contro l’Occidente, e vuole istituire un califfato non si sa bene dove: ma i suoi capi sono molto ambiziosi.
Oggi l’ISIS è arrivato a meno di 100 chilometri dalla capitale irachena Baghdad. La sua avanzata, rapida e inaspettata, ha fatto emergere i moltissimi problemi dello stato iracheno e ha intensificato le tensioni settarie tra sciiti e sunniti, alimentate negli ultimi anni dal pessimo governo del primo ministro sciita iracheno Nuri al-Maliki. Per capire l’ISIS – da dove viene, che strategia ha, dove può arrivare – abbiamo messo in ordine alcune cose essenziali da sapere. Che tornano utili per capire che diavolo sta succedendo in Medioriente, e non solo in Iraq e in Siria.

Da dove viene l’ISIS? Che c’entra al Qaida?

Per capire la storia dell’ISIS serve anzitutto introdurre tre personaggi molto noti tra chi si occupa di terrorismo e jihad: il primo, conosciuto da tutto il mondo per gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, è Osama bin Laden, uomo di origine saudita che per lungo tempo è stato a capo di al Qaida; il secondo è un medico egiziano, Ayman al-Zawahiri, che ha preso il posto di bin Laden dopo la sua uccisione in un raid americano ad Abbottabad, in Pakistan, il 2 maggio 2011; il terzo è Abu Musab al-Zarqawi, un giordano che dagli anni Ottanta e poi Novanta – cioè fin dai tempi della guerra che molti afghani combatterono contro i sovietici che avevano occupato il territorio dell’Afghanistan – era stato uno dei rivali di bin Laden all’interno del movimento dei mujaheddin, e poi anche di al Qaida… continua a leggere QUI

 

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