I magistrati arrestati e il “sistema Trani”. Arrivano altre denunce per Savasta.

Michele Nardi è stato trasferito dal carcere di Lecce (dove erano detenute persone che aveva condannato) a quello di Matera e lì studia gli atti del suo fascicolo in vista dell’udienza in cui il Tribunale del Riesame deciderà se concedergli gli arresti domiciliari.

fonte: Chiara Spagnolo – rep.repubblica.it

Piovono denunce sull’ex pm di Trani Antonio Savasta, dopo che la Procura di Lecce ha scoperchiato il vaso di Pandora del cosiddetto “sistema Trani“. A distanza di diciassette giorni dal terremoto giudiziario (che ha fatto finire in carcere Savasta, l’ex collega Michele Nardi e il sovrintendente di polizia Vincenzo De Chiaro), cominciano a farsi vive le persona che si sentono vittime di quel sistema giudiziario distorto, che sarebbe stato messo in piedi negli anni in cui Savasta era pm e Nardi giudice, con la complicità di altri magistrati di Trani, avvocati e membri della polizia giudiziaria. Alcuni esposti sono già arrivati a Lecce, altri vengono preparati in queste ore, qualcuno attende la fine del processo in cui cui è stato trascinato dal duo Savasta-Di Chiaro per favorire l’imprenditore Flavio D’Introno prima di spedire tutti gli atti in Salento. Intanto Michele Nardi è stato trasferito dal carcere di Lecce (dove erano detenute persona che aveva condannato) a quello di Matera e lì studia gli atti del suo fascicolo in vista dell’udienza in cui Tribunale del Riesame deciderà se concedergli gli arresti domiciliari.

L’avvocato

Dalla prima denuncia giunta a Lecce dopo gli arresti, emerge come il ruolo di un noto professionista fosse determinante nel sistema di cui Savasta sarebbe stato il perno. A firmare l’esposto un imprenditore agricolo, che denunciò una truffa da parte del fratello. Inizialmente le indagini coordinate dal pm arrestato sembrarono dargli ragione, tanto che nei confronti del fratello fu disposto anche un sequestro, talmente fondato da non riuscire a farlo revocare (dal pm e dal gip) neanche con il ricorso di un noto studio legale barese. La situazione, però, si ribaltò improvvisamente quando entrò in campo l’avvocato chiacchierato, che in pochi giorni ottenne da Savasta il dissequestro e subito dopo l’archiviazione del procedimento. A distanza di anni, l’imprenditore – saputo degli arresti – ha visto rafforzata “la convinzione di uno svolgimento poco attento delle indagini, con decisioni immotivate” e ha chiesto alla Procura d Lecce di valutare il caso.

II matrimonio

Altre segnalazioni sono venute da un costruttore e riguardano ancora rapporti tra l’ex pm e l’avvocato, la cui figlia sposò il figlio di un giudice con un grandioso ricevimento nella masseria San Felice di Bisceglie, di proprietà proprio di Savasta. E se il magistrato a quelle nozze non si fece vedere, sarebbe stato lui, in realtà, a concordare i dettagli con l’avvocato, noncurante del fatto che fosse sua la titolarità di un fascicolo per usura di cui il legale era protagonista.

La guardia campestre

Sarebbe stata pagata da D’Introno per testimoniare in un procedimento di cui Antonio Savasta era protagonista a Lecce. Lo rivela lo stesso imprenditore, durante il colloquio con il pm registrato a novembre: “Vi ricordate il fatto della guardia campestre, soldi che gli abbiamo dato? Quello venne a testimoniare…“. E anche questo episodio è finito in un esposto.

II falso provvedimento

Fu creato da Di Chiaro per far convocare l’assemblea dei soci di un’azienda della famiglia di D’Introno, su espressa richiesta dell’imprenditore. Portava la firma di Savasta ma in realtà non era stato disposto da lui. Il fatto era grave e il pm lo sapeva: “Qui succede un casino, ci denunciano tutti”.Il provvedimento quindi fu strappato.

 

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