Giudice arrestato a Bari: “Ho preso soldi solo dall’avvocato Chiariello”. Ma quattro pentiti raccontano altro

De Benedictis negli interrogatori davanti ai magistrati salentini che indagano sulla presunta corruzione per la quale è stato arrestato nell’aprile scorso. L’ex magistrato ha negato rapporti privilegiati con altri legali – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Non ho ricevuto soldi da altri avvocati oltre a Giancarlo Chiariello“: lo ha detto nell’interrogatorio del 10 giugno e lo ha ribadito il 23 dello stesso mese l’ex giudice barese Giuseppe De Benedictis. Cinque gli interrogatori a cui si è sottoposto finora, due di garanzia davanti alla gip salentina Giulia Proto e tre investigativi davanti ai pm Roberta Licci e Alessandro Prontera, che ripetutamente gli hanno chiesto se volesse confessare altri illeciti.

Ma l’ormai ex magistrato ha sempre negato, respingendo anche l’accusa di aver fatto scarcerare dietro tangente l’avvocato foggiano Michele Pio Gianquitto e ammettendo soltanto le dazioni ricevute per le scarcerazioni dei pregiudicati Danilo Pietro Della Malva, Antonio Ippedico e Roberto Dello Russo.

Eppure quattro collaboratori di giustizia hanno parlato di rapporti privilegiati che l’ex gip avrebbe avuto con alcuni avvocati baresi e foggiani, dei quali avrebbero approfittato gli esponenti dei clan per ottenere provvedimenti a loro favorevoli. In relazione ai due nomi fatti dai pentiti Matteo Tulimiero e Domenico Milella, De Benedictis ha affermato: “Nego di avere ricevuto mazzette da loro. Quello che mi risulta è che uno dei due millantava in giro rapporti corruttivi con i giudici per ottenere più soldi dai clienti“.

Eppure le intercettazioni ambientali — che erano state effettuate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bari nell’ufficio del giudice in tribunale — raccontano di un rapporto molto confidenziale tra i due, così come con un terzo penalista, intercettato mentre prendeva accordi per un’istanza da presentare per ottenere una scarcerazione.

De Benedictis è stato anche interrogato in merito ai suoi rapporti con gli avvocati Alberto Chiariello (figlio di Giancarlo) e Marianna Casadibari (loro collaboratrice di studio), entrambi indagati per concorso in corruzione in atti giudiziari e la donna anche per rivelazione di atti coperti da segreto in relazione alla discovery dei verbali di due pentiti.

In particolare le richieste di chiarimenti riguardano l’incontro del 18 novembre 2020 davanti al bar vicino al Palagiustiza, dove il magistrato avrebbe ricevuto una busta con 1.800 euro come seconda tranche della tangente per la scarcerazione di Dello Russo. “Materialmente la busta me l’ha data Alberto — ha spiegato nell’interrogatorio del 29 aprile — ma suppongo l’avesse preparata Giancarlo”.

Alla domanda se Chiariello junior conoscesse il contenuto della busta, il giudice ha risposto: “Io non lo so se lui avesse visto cosa c’era dentro, me la consegnò dopo che gli era stata data dal padre. Dentro c’era la somma di 1.800 euro con una scatola di profumo e un telefono Brondi di poco valore“.

Sul fatto che gli incontri con l’avvocato Chiariello fossero anticipati da messaggi portati dal figlio Alberto o dall’avvocata Casadibari, De Benedictis non può che confermare perché lo testimoniano le intercettazioni: “Con loro però non ho mai parlato di denaro quale prezzo della corruzione“.

In relazione a Marianna Casadibari, De Benedictis ha inoltre evidenziato il suo ruolo di “mediatrice dei miei appuntamenti riservati con Chiariello”. E ha confermato che sarebbe stata lei ad avvisare l’avvocato di quanto il giudice aveva appreso in merito alle pesanti dichiarazioni che erano state rilasciate da parte dei collaboratori di giustizia.

mi disse che due pentiti dicevano che Chiariello pretendeva molti soldi dai suoi clienti perché, a suo dire, doveva dividere con i magistrati. Io gli dissi di avvisare Chiariello, cosa che effettivamente lui fece attraverso la Casadibari”. Recentemente sia Alberto Chiariello sia Marianna Casadibari hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (insieme con altre nove persone) e i loro avvocati adesso stanno studiando gli atti per decidere se chiedere o meno gli interrogatori.

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