Fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
“Io gliel’ho fatto capire a Nardi, che se le cose si mettono male per noi, io non ho nessun problema a parlare“: cosi diceva a novembre l’ex pm di Trani Antonio Savasta all’imprenditore Flavio D’Introno. A distanza di due mesi il magistrato è in carcere con l’accusa di corruzione — insieme al collega Michele Nardi e al sovrintendente di polizia Vincenzo Di Chiaro — e i diciassette indagati nell’inchiesta leccese che ha fatto scoppiare lo scandalo Trani, aspettano di capire se davvero parlerà. Per ora non ha detto una sola parola al gip Giovanni Gallo ma i suoi avvocati, Massimo Manfreda e Guido Calvi, non escludono una richiesta di interrogatorio con la pm Roberta Licci e il procuratore Leonardo Leone de Castris.
Savasta è in una posizione complicata, come lui stesso diceva a D’Introno, «perché gli atti li ho firmati io», e non è un caso che il gip nella sua ordinanza lo definisca il braccio operativo di Nardi. Sul fatto che i due fossero d’accordo la Procura non ha molti dubbi, confortata anche dai racconti che lo stesso Savasta fece degli incontri che lui e Nardi ebbero in alcune chiese di Roma, nello scorso autunno, quando avevano ormai capito che l’inchiesta di Lecce era roba seria e che, se D’Introno avesse deciso di vuotare il sacco sarebbero stati travolti da una bufera. Del resto, se Nardi anche dopo il trasferimento a Roma (dove lavorava come pm) continuò a tessere rapporti e amicizie con persone che contano (secondo gli investigatori riferibili soprattutto all’ambiente massonico), Savasta lontano da Trani aveva contezza di contare poco o niente. “Ormai mi hanno abbandonato tutti — diceva a D’Introno a novembre, suggerendogli di scappare all’estero — se potessi me ne andrei anche io“.
Per sollecitare ulteriori confessioni, l’imprenditore — che aveva già deciso di collaborare con gli inquirenti e registrava la conversazione —gli ricordava i soldi versati a Nardi e al suo complice, su cui la Procura di Lecce sta ancora indagando. «Si sono fregati quasi due milioni di euro, con i soldi, i viaggi a Roma, le escort — diceva D’Introno — fin dalfinizio fautore di tutto e stato lui». Una convinzione condivisa da Savasta: «Deve pagare tutto quello che ha fatto. Un giorno andrò pure io a fare questioni». Se quel momento sia arrivato o meno, si capirà a breve, considerato che oggi è l’ultimo giomo utile affinché i suoi awocati depositino eventuale richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare al Tribunale del Riesame.
Se la difesa scegliesse tale strada evidentemente non si concretizzerebbero propositi collaborativi, che potrebbero invece delinearsi nel caso in cui l’ex pm chiedesse l’interrogatorio ai pm. Nardi, intanto, potrebbe essere trasferito dal carcere di Lecce a un altro penitenziario, visto che il gip Gallo ha dato il nulla osta allo spostamento. La richiesta era stata avanzata dagli avvocati del pm in virtù della presenza, nello stesso istituto, di persone condannate dalla Corte d’Assise di cui ha fatto parte lo stesso Nardi. Oggi, intanto, la sezione disciplinare del Csm esarninerà il caso dei due magistrati arrestati e, con tutta probabilità, ne disporrà la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha chiesto che vengano posti anche fuori organico.Il 29 gennaio una delegazione del Consiglio superiore, capeggiata dal vicepresidente Davide Ermini, sarà a Bari. Al momento non è previsto il passaggio dagli uffici giudiziari di Trani, travolti dallo scandalo.