Dress code a borsiste: Bellomo rinviato a giudizio ma torna libero

Il gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli ha rinviato a giudizio l’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo per il reato di atti persecutori (riqualificato rispetto all’originaria accusa di maltrattamenti) su due donne, ex borsiste della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura ‘Diritto e Scienza’, alle quali avrebbe imposto anche dress code. Il processo inizierà il 3 dicembre 2020 dinanzi al Tribunale monocratico.

Il gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli ha rinviato a giudizio anche l’ex pm di Rovigo Davide Nalin, accusato di concorso nei maltrattamenti su alcune ex borsiste della Scuola di Formazione per la preparazione al  concorso in magistratura ‘Diritto e Scienza’. E’ stata stralciata la posizione dell’avvocato barese Andrea Irno Consalvo, organizzatore dei corsi all’interno della Scuola, accusato di false informazioni al pm per aver «taciuto quanto a sua conoscenza» sui rapporti tra Bellomo e le corsiste.

Il giudice, come già avevano fatto il Riesame e la Corte di Cassazione in fase cautelare, ha riqualificato in violenza privata l’accusa di estorsione contestata a Bellomo e ha dichiarato il non luogo a procedere per questo reato per intervenuta prescrizione. L’accusa era relativa ad un episodio del 2011 ai danni di un’altra ex corsista, per averla costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale.

BELLOMO TORNA LIBERO – Torna libero l’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo. Il gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli ha accolto l’istanza dei difensori di Bellomo, sostituendo la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella meno afflittiva del divieto di avvicinamento. Lo ha deciso nell’ambito dell’udienza preliminare al termine della quale Bellomo è stato rinviato a giudizio per atti persecutori. Nell’ambito di questo procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dalla pm Daniela Chimienti, Bellomo era stato arrestato la prima volta l’8 luglio 2019. Venti giorni dopo il Tribunale del Riesame aveva revocato la misura cautelare disponendo l’interdizione per dodici mesi. La Procura aveva poi impugnato e dopo la pronuncia favorevole della Cassazione, nuovi giudici del Tribunale della Libertà di Bari, il 10 luglio scorso, avevano ripristinato la misura degli arresti domiciliari, oggi revocata. 

Andrà a Roma la parte del procedimento nei confronti dell’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo relativa alle presunte calunnie e minacce nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli, dichiarandosi incompetente, al termine dell’udienza preliminare che si è conclusa con il rinvio a giudizio di Bellomo per atti persecutori.

Il giudice, infatti, si è dichiarata incompetente per territorio con riferimento a quella vicenda e ha stralciato le due imputazioni disponendo la trasmissione degli atti a Roma. Le calunnie e le minacce sarebbero state commesse ai danni di Conte, all’epoca vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, e di Concetta Plantamura, rispettivamente ex presidente ed ex componente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo quando nel 2017 fu sottoposto a procedimento disciplinare, poi destituito.

L’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo è stato rinviato a giudizio anche per il reato di violenza privata nei confronti di due donne, una ex borsista e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura ‘Diritto e Scienza’, alle quali avrebbe imposto anche dress code. Il giudice del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli ha derubricato l’accusa di maltrattamenti sulle quattro donne, riqualificando due vicende in atti persecutori e le altre due in violenza privata. Per entrambe le ipotesi di reato Bellomo sarà processato a partire dal 3 dicembre.

«Caduta l’accusa più grave di estorsione e restituita la libertà al dottor Bellomo. Un primo passo importante». Lo dichiara l’avvocato Cataldo Intrieri, difensore dell’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo rinviato a giudizio per atti persecutori e violenza privata. Intrieri era sostituito oggi in udienza dall’avvocato Leonardo Bozzi. “Resta incomprensibile – aggiunge il legale – come questo processo si celebri a Bari dove nessun episodio si è svolto e dove riteniamo che vi siano evidenti questioni di opportunità che ne sconsigliano la permanenza in questa sede. Il malamore non è materia da tribunali».

Il clamore mediatico della vicenda “induce sicuramente» l’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo ad una «maggiore prudenza nel ripetere comportamenti analoghi» e rende «decisamente avvedute potenziali vittime nell’approcciarsi allo stesso». E’ uno dei motivi alla base della decisione della gip del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli di sostituire la misura degli arresti domiciliari con il divieto di avvicinamento alle persone offese, quattro donne ai danni delle quali Bellomo, che per questi fatti è stato rinviato a giudizio, avrebbe commesso atti persecutori e violenza privata. Per la giudice «non è venuto meno il quadro indiziario» ma si sono attenuate le esigenze cautelari sulla base anche del tempo trascorso (più di un anno), della «apprezzabile condotta processuale ed extraprocessuale mostrata» dall’imputato, dell’effetto «deterrente» della misura cautelare fin qui applicata, oltre alla riqualificazione delle accuse nei suoi confronti, ritenendo così la misura degli arresti domiciliari “non proporzionata» rispetto all’entità dei fatti contestati.

LA RISPOSTA DI BELLOMO – «Casomai la ‘persecuzione amorosa’ l’ho subita io». L’ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Bari per atti persecutori e violenza privata su quattro donne, ex borsiste della sua scuola alle quali avrebbe imposto anche dress code, parla da uomo libero, dopo la revoca degli arresti domiciliari. «Scriverò romanzi – annuncia – anche perché di cose da dire ne ho tante su questa storia che non ho detto e prima o poi dovrò farlo. C’è molto di più, molto di più e di peggio».

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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