Daniele De Martino, il neomelodico che canta contro i pentiti: “Racconto il bene e il male. Non conosco la mafia, sono nato nel 1995”

“I selfie con gli Spadaro? Sono miei parenti. L’intercettazione in cui dicono che sono stato a casa del boss Jari Ingarao del Borgo Vecchio? Un errore, c’è stato uno scambio di persona. L’avviso del questore? Non farò più certe canzoni, seguirò la legge”. Intervista al cantante palermitano al centro delle polemiche per alcuni brani che inneggiano alla malavita – Fonte: Salvo Palazzolo – palermo.repubblica.it
 

Video integrale dell’intervista QUI

Negli ultimi mesi, è il neomelodico più osannato sul Web, ma anche il più contestato, per alcune canzoni che inneggiano alla malavita. A giugno, il questore di Palermo gli ha notificato un avviso orale, invitandolo ad avere una condotta conforme alla legge. Eccolo, Daniele De Martino, palermitano di Romagnolo. Per la prima volta, risponde a tutte le domande.

Perché ha fatto dei selfie con due boss scarcerati, i fratelli Francolino e Nino Spadaro?
«Io faccio selfie con tutti, sono un cantante. Se lei mi chiede una foto, la faccio. Ma poi, tralasciando tutto, io non ho fatto nulla di male, perché quella è la mia famiglia. Io ho fatto una foto durante un compleanno».

Che tipo di parentela c’è con i signori Spadaro?
«Mia nonna è la sorella del papà».

Lei ha fatto anche una canzone contro un pentito, non sappiamo chi sia, è per caso quello che ha accusato i signori Spadaro?
«Assolutamente no, io non so neanche di cosa sta parlando. Io sono un cantante che racconta le storie di tutti i giorni: oggi posso parlare d’amore, domani posso parlare di tradimenti, domani posso parlare di un avvocato o di un mafioso, poche volte l’ho fatto».

Ha scritto una canzone sul rapinatore più famoso di Palermo, detto u spara spara, perché?
«Io non ho fatto la canzone di un rapinatore. Ho solo preso il nome che gira sul web, mi affascinava quel nome, e l’ho unito con le mie idee, così è nata questa canzone. Tutto qui».

Qualcuno le ha chiesto di fare questa canzone o è stata una sua iniziativa?
«Una mia iniziativa, come tutte le mie canzoni. Solo frutto della mia fantasia».

Lei parla a molti giovani, non ritiene che questi messaggi possano dare una visione distorta?
«Io racconto le storie che purtroppo esistono, sia in bene che in male. E cerco di dare un buon esempio, però penso che prima di me dovrebbero pensarci la Rai e Mediaset. Chi di noi non ha seguito il Padrino, Onore e rispetto, la serie Squadra antimafia o il Capo dei capi?»

Lei dice, io racconto il bene e il male. Ma, al momento, ha raccontato solo il male. Perché non fare una canzone su don Pino Puglisi o Falcone e Borsellino? Ha mai pensato di fare una canzone sui martiri di Palermo uccisi dalla mafia?
«Certo, perché no»

Ma non l’ha fatto.
«Per descrivere questi grandi eroi mi sento ancora piccolo. Ma sicuramente se domani avrò l’ispirazione lo farò volentieri. Ci vogliono tanta intelligenza e le parole giuste per descrivere questi grandi eroi».

Ha trovato invece le parole per la canzone sul pentito: accusa i collaboratori di giustizia, strumento fondamentale per la lotta alla mafia. Li definisce infami.
«Allora le spiego, quando scrivo una canzone mi vesto ad esempio dei panni dell’innamorato che sta soffrendo in quel momento. In quel caso, ho immaginato cosa potrebbe pensare Al Pacino. Domani, potrei scrivere quello che pensa il collaboratore di giustizia su Al Pacino. Anche se sono stato richiamato dal questore e sicuramente non lo farò mai più. La legge ha voluto così. Ed è giusto seguire la legge».

Perché il 24 gennaio del 2020 è stato a casa del boss del Borgo Vecchio Jari Ingarao?
«Io?».

C’è un’intercettazione dei carabinieri.
«Non ero io, c’è stato uno scambio di persona».

È stato mai chiamato da qualche boss che voleva fare un concerto di piazza?
«Punto primo, chi risponde al telefono è la mia agenzia. E non so mai dove vado a cantare, lo so quando mi metto nel furgone. Io canto per tutti. E siamo tutti figli di Dio, non sono io a dover giudicare le persone. Piuttosto, serve dare l’esempio: io faccio il cantante, regalo emozioni. Sono di fedina penale pulita. E penso di avere scelto una strada giusta. Per il resto, ci rimango male quando mi sento maltrattato. Io non sono un cantante di successo, offenderei i grandi. Sono solo un ragazzo popolare, che ha fatto sacrifici per arrivare a quel poco».

Cosa pensa dei collaboratori di giustizia?
«Avranno i loro buoni motivi. Io non ci appartengo a quella vita e non ci apparterrò mai. Poi, non lo so. Io vivo di musica».

Cos’è la mafia a Palermo?
«Io non l’ho vissuta, sono del 1995. Sono anni lontani».

Ma c’è ancora la mafia.
«Sicuramente, non me ne sono mai occupato. Sono felice che Dio mi abbia dato questo dono di cantare. E penso che la mia strada sia migliore. Io dico sempre che solo Dio deve giudicare, io posso esprimere il mio pensiero. Ma quanto può valere?».

Lei in questo momento conta, è l’idolo dei ragazzi sul web. Allora, questa canzone su Falcone e Borsellino si fa?
«Domani, con una grande ispirazione, con tutto il cuore. Perché meritano tanto. E soprattutto meritano parole giuste».

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