Corruzione, il funzionario della Regione Puglia arrestato ammette le tangenti e accusa il superiore

A entrambi il pm Michele Ruggiero – al termine delle indagini della guardia di finanza – contesta numerosi episodi di corruzione e falso, commessi per far sì che gli imprenditori che avevano promesso loro mazzette potessero avere il punteggio utile per accedere ai fondi del Psr – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Ha ammesso di avere preso tangenti per consentire ad alcuni imprenditori agricoli di ottenere i finanziamenti europei ma ha trascinato nel barartro delle responsabilità penali anche il suo diretto superiore, e presunto complice. Lorenzo Mazzini (funzionario regionale in servizio presso la sede foggiana del dipartimento Agricoltura, in carcere da 12 giorni per corruzione) nell’interrogatorio davanti al gip ha parlato a lungo, e in maniera approfondita, del funzionario Giuseppe Vacca, che ha scampato il pericolo di una misura cautelare grazie al fatto di essere andato in pensione pochi mesi fa.

A entrambi il pm Michele Ruggiero – al termine delle indagini della guardia di finanza – contesta numerosi episodi di corruzione e falso, commessi per far sì che gli imprenditori che avevano promesso loro mazzette potessero avere il punteggio utile per accedere ai fondi del Psr.

Vacca, nel 2019, era stato nominato responsabile delle Sottomisure 8.2 e 8.3, che mettevano a disposizione milioni di euro per la prevenzione e il ripristino dei danni causati da incendi e altri eventi naturali. Da lui dovevano passare tutte le pratiche del settore prima di arrivare all’Autorità di gestione e a lui – ipotizza la Procura – finivano le tangenti che agronomi e titolari delle ditte erano disposti a pagare pur di non vedere rigettate le domande. Che Vacca fosse il fulcro del sistema, lo ha confermato Mazzini nel corso dell’interrogatorio, al termine del quale l’avvocato Roul Pellegrini ha chiesto alla gip Anna Perrelli la revoca della custodia in carcere.

Mazzini, subito dopo l’arresto, è stato sospeso dal lavoro e quindi, sostiene il difensore, non può in alcun modo reiterare i reati. Del resto, il dipendente pubblico è stato intercettato mentre parlava di pratiche e di tangenti e contro di lui ci sono le dichiarazioni di alcuni consulenti e imprenditori, due dei quali ne hanno anche registrato i colloqui. La sua posizione è complicatissima, visto il quadro probatorio e la quantità di reati contestati, per i quali la pena prevista può superare i dieci anni, dunque la scelta di avere un atteggiamento collaborativo potrebbe essere l’unica strategia processuale utile a limitare i danni. Ma trascinerebbe a fondo anche qualcun altro. A partire appunto da Vacca, che con Mazzini aveva un rapporto molto stretto, descritto nel corso dell’interrogatorio nei minimi particolari.

Ad accusare Vacca di avere preso una parte delle mazzette, del resto, erano stati già altri indagati, prima degli arresti (oltre a Mazzini, sono finiti ai domiciliari quattro imprenditori e un consulente). L’agronomo Antonio Simone, per esempio, ha dichiarato: “Le richieste di denaro mi sono pervenute, oltre che da Mazzini, dal funzionario regionale Giuseppe Vacca. In particolare, al termine di un pranzo che nell’autunno 2019 abbiamo fatto presso un noto ristorante di Bari, dopo aver fatto allontanare gli altri commensali, Vacca mi ha chiesto di corrispondergli 5mila euro per ciascuna delle pratiche in istruzione, quindi in totale 20mila euro. Pretese anche che io offrissi il pranzo a tutti i commensali”. Simone ha anche raccontato di un incontro con il funzionario nei pressi degli uffici Arif, nel quale mostrando due pratiche gli avrebbe detto “Che faccio, le faccio morire? Mimando il gesto del denaro”. A Giuseppe Vacca è stata notificata l’informazione di garanzia ma, per il momento, non ha chiesto di essere ascoltato dal pm.

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