Coronavirus, il Governo fissa prezzo mascherine a 50 centesimi. Arriva accordo commissario Arcuri e farmacisti per evitare danni economici

Direttamente dal sito della federfarma

Alle farmacie che, negli ultimi giorni, hanno acquistato dispositivi di protezione ad un prezzo superiore ai 50 centesimi «verrà garantito un ristoro e verranno assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal Governo».

Immediato è stato l’accordo raggiunto tra il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, l’Ordine dei farmacisti e Federfarma, in seguito alle osservazioni manifestate dalla Federazione dei titolari di farmacia. La vendita delle mascherine chirurgiche ad un costo non superiore di € 0,50, per ciascuna unità, causerà «evidenti danni economici nei confronti delle numerosissime farmacie che si sono approvvigionate dei beni a prezzi senz’altro superiori, nell’intento di venire incontro alle manifestate, quanto numerose, richieste dei propri pazienti», aveva osservato Federfarma, successivamente all’ordinanza diffusa domenica sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte riguardo ai provvedimenti previsti per la fase 2 dell’epidemia della Covid-19. Osservazioni che il commissario Arcuri ha repentinamente colto, avviando tale accordo tra le parti interessate.

Sarà, quindi, il governo a farsi carico del differenziale tra i costi sostenuti dalle farmacie per approvvigionarsi delle mascherine di protezione e il prezzo imposto di cessione al pubblico. Federfarma, pertanto, rinnova l’invito affinché «sia opportunamente conservata la documentazione fiscale e amministrativa di riferimento che evidenzi lo scarto tra prezzo di acquisto e prezzo di cessione».

«Tutte le farmacie e le parafarmacie italiane saranno messe in condizione di vendere a tutti i cittadini le mascherine chirurgiche al prezzo massimo di 0,50 euro, al netto dell’Iva, fissato con una ordinanza del commissario Domenico Arcuri. E ciò avverrà senza alcun danno economico per i farmacisti italiani», prevede l’intesa. A breve, inoltre, verrà sottoscritto un ulteriore accordo che consentirà alle associazioni dei farmacisti «di negoziare, assieme al commissario, l’acquisizione di importanti quantitativi di mascherine ad un prezzo inferiore a quello massimo fissato dall’ordinanza». Federfarma precisa che tale Protocollo d’intesa ha l’obiettivo di individuare «una Centrale di acquisto che consenta alle farmacie di approvvigionarsi del materiale presso fornitori che garantiscono un costo di acquisto congruente con il prezzo imposto di vendita all’utenza».

In conclusione, «si garantisce, concretamente, il diritto alla salute di tutti i cittadini – conclude Arcuri – la possibilità di acquistare le mascherine ad un prezzo giusto, si blocca qualsiasi forma di speculazione, non si danneggiano i farmacisti che con spirito di servizio e sacrifici hanno svolto e continueranno a svolgere un ruolo importante nella gestione della epidemia».

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n.d.r. Noi plaudiamo all’accordo raggiunto per il costo delle mascherine chirurgiche, sperando che ci sia la stessa attenzione per amuchina, igienizzanti e guanti.

Nel contempo pubblichiamo una lettera pervenuta da una Dottoressa che ha voluto rilasciare una sua dichiarazione, direttamente dalla “trincea” dei Farmacisti, in merito alla querelle sulle mascherine chirurgiche.

“Le scrivo per porre alla sua attenzione, da farmacista, il reale problema del costo delle mascherine chirurgiche. Siamo stati trattati inizialmente come eroi silenti che compivano il loro lavoro cercando di dare un contributo fattivo alla popolazione in quarantena; spesso, lì dove c’era un rapporto diretto medico di famiglia-paziente siamo dovuti spesso subentrare noi a fare da tramite, con tante difficoltà e con tante leggi, circolari e modalità di comportamento che mutavano giornalmente e che stravolgevano il mondo farmacia.

Non ci siamo mai lamentati e abbiamo tenuto duro cercando di proteggere i nostri pazienti/clienti e noi stessi e cercando di adempiere al nostro lavoro nel migliore dei modi. Io ed altri colleghi tra mille difficoltà siamo riusciti a reperire con il contagocce mascherine chirurgiche ed ffpp2 e 3, pagandole a cifre esorbitanti…cito ad esempio due pacchi di 50 mascherine chirurgiche dotate di marchio CE pagate 75€ a pacco e con IVA applicata del 22% (all’incirca 90€ 50 mascherine. tutto documentato tramite bolle e fatture dei grossisti). Cito tra le altre esperienze di questi folli due mesi mascherine ffp3 prenotate 2 mesi fa e mai arrivate e cito anche ordini di mascherine chirurgiche prenotate e mai giunte a destinazione…Per quanto mi riguarda, e parlo solo a nome mio, non mi reputo un becero sciacallo, ma semplicemente un dottore che ha cercato, tra mille difficoltà di reperire più dispositivi di protezione possibili, pagandoli a cifre pazzesche ed in anticipo, per dispensarli a margine zero a più gente possibile nel tentativo di garantire la salvaguardia della popolazione.

Troppo comodo scaricare le colpe ai farmacisti e “svegliarsi” due mesi dopo l’emergenza ricordando che le mascherine sono un bene primario e calmierarne i prezzi. Dove siano stati i grandi “dottoroni” del governo quando noi venivamo lasciti a noi stessi con il dovere morale di reperire in qualsiasi maniera mezzi di protezione personale alla popolazione non si sa.Troppo comodo adesso svegliarsi a due mesi dall’emergenza e scaricare le responsabilità dei costi esorbitanti sui “crumiri farmacisti” e farli apparire agli occhi di tutti come furfanti pronti a lucrare sulla salute pubblica.

E se a lucrare su tutto fosse stato proprio lo Stato imponendo l’ IVA del 22% su dispositivi salvavita e non calmierando i costi di un bene essenziale alla fonte? Si sa, spesso la calunnia è un venticello, ma ripetuto più e più volte diviene una tempesta capace di sviare le colpe degli uni su una categoria che suo malgrado ha solo cercato di far fronte come poteva all’emergenza e di tutelare la salute pubblica.”

firmato: Una Dottoressa Farmacista e non un becero avvoltoio.

 

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