“Conosco i Moretti, mi devi dare i soldi”. Imprenditore costretto a pagare tassi di usura fino al 400%, arrestati coniugi

L’attività di indagine è iniziata nel mese di luglio del 2020, a pochi mesi dall’apertura della Sezione Operativa DIA di Foggia. In manette il pregiudicato 50enne Tommaso Martino di San Nicandro Garganico e sua moglie – fonte: Francesco Pesante – www.immediato.net

Nelle prime ore della mattinata di oggi, a San Nicandro Garganico, Foggia, Lucera e Fano, sulla base degli elementi probatori acquisiti in una complessa e prolungata attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari – Direzione Distrettuale Antimafia, la D.I.A., con il supporto degli uffici e reparti territoriali e speciali delle Forze di Polizia, ha dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone, il pregiudicato 50enne Tommaso Martino di San Nicandro Garganico e sua moglie, entrambi finiti in carcere poiché indagati rispettivamente per usura ed estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ed usura aggravata in concorso, ai danni di un imprenditore agricolo operante in Capitanata. Nei confronti dei due indagati sono state eseguite anche misure cautelari reali a seguito delle quali sono stati sequestrati, ai fini della successiva confisca, beni mobili, immobili e disponibilità liquide per un valore complessivo stimato di oltre 350mila euro. I beni oggetto del provvedimento ablativo consistono in una abitazione con garage, tre autovetture (delle quali due di lusso) e conti correnti.

L’imprenditore avrebbe versato la bellezza di 100mila euro soltanto di interessi, cedendo alle minacce fisiche e psicologiche di Martino il quale avrebbe applicato debiti usurari pesantissimi. Per spaventare ulteriormente la vittima, l’uomo avrebbe vantato la sua conoscenza storica degli appartenenti al gruppo Moretti-Pellegrino-Lanza, nota batteria mafiosa della “Società Foggiana”. Riferimenti e legami non riscontrati, ma che avrebbero indotto la vittima a pagare. In alcuni casi l’imprenditore sarebbe stato anche schiaffeggiato dall’arrestato.

È stato inoltre eseguito un decreto di perquisizione locale e personale a carico di ulteriori 10 persone, per 15 unità abitative, indagate per usura ed estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni dello stesso imprenditore. Tali operazioni hanno consentito di rinvenire circa 65mila euro in contanti, un rolex, cocaina, nonché un’arma con relativo caricatore. All’esito di tale attività sono state tratte in arresto, in flagranza di reato, altre due persone per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e detenzione illegale di armi. Nel complesso, il personale impiegato consiste in oltre 80 fra donne e uomini della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, che si sono avvalsi di due unità cinofile. 

L’attività, iniziata nel mese di luglio del 2020 a pochi mesi dall’apertura della Sezione Operativa DIA di Foggia, ha permesso di documentare il persistente interesse della criminalità organizzata foggiana nel settore dell’usura e delle estorsioni ed il ricorso della stessa alle metodologie tipiche delle associazioni mafiose, consistenti nella vessazione e nel ricorso alla violenza, fisica e psicologica, utilizzando la forza dell’intimidazione ormai consolidata della “Società Foggiana”. Attraverso le attività investigative documentali, dinamiche e tecniche, sono stati ricostruiti, nel dettaglio, tutti i prestiti contratti a condizioni usurarie dalla vittima, la quale era costretta a versare interessi sulle somme ricevute, con tassi che oscillavano tra 300% ed il 400%, superando notevolmente il tasso annuale soglia stabilito, quale limite, dalla legge (24% su base annua, per le operazioni debito/credito più rischiose ed onerose, come nel caso di alcune carte di credito revolving e gli scoperti senza affidamento oltre i 1.500 euro). 

Le indagini hanno confermato la contaminazione di uno dei settori economici più rilevanti del territorio dauno, attraverso la pressione data dalla diffusa e riconosciuta forza intimidatrice della mafia foggiana. Alla necessità di alimentare le casse della criminalità organizzata, resa ancor più impellente dalle operazioni giudiziarie e di polizia degli ultimi mesi, l’indagine di oggi fornisce una tempestiva risposta, consentendo di allentare la morsa criminale su un settore dell’economia che riveste carattere vitale del territorio foggiano.

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