fonte: http://www.lecceprima.it – di Emi.Fa.
Chiuso il cerchio sullo spaccio nelle Giravolte: in tre finiscono in arresto
LECCE – La mente, Antonio Rizzato, fruttivendolo leccese 51enne, era già stata arrestata in flagranza dalle volanti di polizia a fine gennaio. Talmente evidenti i suoi traffici, che i poliziotti, passando nella zona delle Giravolte – rione del centro storico che prende il nome dall’omonima via – a fine gennaio l’avevano incastrato, imputandogli il possesso di quasi un chilo e mezzo di eroina e di vari grammi di altre sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana). Quel pomeriggio avevano setacciato sia l’abitazione, sia i paraggi, scovando stupefacenti ovunque.
Indagini che si intrecciano con un blitz
Quella vicenda è stata estemporanea, un blitz casuale, nato dall’osservazione di alcuni movimenti. Ma su Rizzato si erano già posati da molto tempo prima anche gli occhi dei carabinieri della compagnia di Lecce, che stavano indagando con discrezione, tramite appostamenti in borghese e microcamere installate in vari punti, prorpio per raccogliere più elementi possibili sui traffici in zona. Il loro obiettivo, incastrare non solo Rizzato, ma anche chi lo coadiuvava.
Ed è così che nei guai sono finiti in queste ore anche i suoi collaboratori: Gianluca Albanese, 45enne, e Cristian Alfarano, 21enne (originario di Tricase, sebbene domiciliatio a Lecce). Se Rizzato, che ovviamente era ancora in stato d’arresto, questa mattina ha ricevuto una nuova ordinanza in carcere, Albanese è stato invece destinato ai domiciliari. Non sono scattate le manette, invece, per il più giovane del gruppo, Alfarano, ma è stato comunque sottoposto all’obbligo di firma in caserma. I tre sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti continuato, in concorso fra loro. Vicende che andavano avanti almeno da novembre dello scorso anno.
Video: i filmati che incastrano fruttivendolo e collaboratori
Insomma, tanto intenso era il “lavoro” di Rizzato, Albanae e Alfarano, che un giorno un blitz d’iniziativa della polizia s’è praticamente intrecciato con l’inchiesta sottotraccia, ancora in corso, dei carabinieri. “Incidenti” che possono avvenire. E l’indagine dell’Arma, comunque, non n’è rimasta pregiudicata. Ormai i dati raccolti erano probabilmente già a buon punto. Chiuso il cerchio, il pubblico ministero Stefania Mininni ha così richiesto le misure cautelari per tutti e tre, firmate dal giudice per le indagini prelimiari Antonia Martalò.
I carabinieri documentano lo spaccio
A occuparsi delle indagini sul campo sono stati i carabinieri dell’aliquota operativa del Norm di Lecce, che si sono attivati a novembre dopo segnalazioni di vari residenti della zona, inquieti e spazientiti per la presenza continua di tossicodipendenti nelle vicinanze del mercato di Porta Rudiae e nei dintorni. Centrale dello spaccio era il banco di frutta e verdura gestito da Rizzato. Il quale all’epoca era sottoposto già ai domiciliari, nella sua abitazione nelle Giravolte (dov’era stato, appunto, fermato nel pomeriggio del 30 gennaio scorso dalle volanti di polizia), in seguito a un primo arresto avvenuto a luglio del 2016, quando fu coinvolto in una violenta rissa.
Rizzato (nella foto a sinistra) godeva però di un certo margine di movimento, avendo un’autorizzazione per lavorare la mattina al suo banco di frutta e verdura. E aveva pensato bene di incrementare gli affari non vendendo solo verze e pomodori alle massaie, ma anche qualcosa di più “forte” a un altro tipo di “clientela”. Per farlo, si sarebbe avvalso dei suoi più stretti collaboratori, il 45enne Albanese, già noto alle cronache, e Alfarano. E il banco del mercato, nelle ore di lavoro, si era trasformato così in un punto di riferimento costante soprattutto per gli eroinomani, ai quali a volte procurava direttamente la “merce”, in altre si avvaleva dei complici.
Droga nascosta negli anfratti delle mura
La droga veniva occultata in piccoli anfratti delle mura del centro storico. Con furbizia, Rizzato e soci ogni giorno cambiavano anche i nascondigli, proprio per cercare di destare meno sospetti possibili. Ma i carabinieri, ormai, si erano attivati e hanno messo nudo nel tempo tutti i trucchi, anche grazie a filmati. Il controllo di alcuni tossicodipendenti (poi segnalati al prefetto), ha permesso di recupere in più occasioni modiche quantità di stupefacente appena acquistato, avvalorando ancor di più la tesi investigativa.
I riscontri hanno consentito quindi di chiudere il cerchio sullo spaccio fra Giravolte e Porta Rudiae, ridando serenità a residenti di uno dei punti di Lecce che, con tutto il centro storico, è cresciuto molto negli ultimi anni, divenendo fra i tratti caratteristici più frequentati dai turisti. Una macchia che andava lavata, anche perché negli ultimi tempi molti cittadini della zona hanno richiesto e ottenuto dal prefetto la convocazione di Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, sperando in risposte certe e in azioni concrete, in grado di annientare il degrado in cui si stava precipitando.