di Salvo Toscano – ivesicilia.it
Rapporti pericolosi tra eletti nelle istituzioni cittadine catanesi e soggetti legati alla criminalità organizzata. È questo il quadro che emerge dall’indagine della Commissione regionale Antimafia che oggi ha trasmesso oggi al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone la relazione conclusiva sulla inchiesta relativa al Comune di Catania, approvata con voto unanime. Il documento sarà inoltrato alla Commissione nazionale Antimafia e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania.
Si tratta della seconda relazione approvata dalla commissione presieduta da Nello Musumeci in questa legislatura, dopo quella che ha concluso l’attività ispettiva sul Cara di Mineo. “Abbiamo lavorato sulla scorta di documenti chiari e con valutazioni oggettive, senza lasciare spazio ad interpretazioni. Il voto unanime espresso dalla Commissione si commenta da solo. Esiste – ed è accertato – un problema di responsabilità politica ed etica a carico di alcuni soggetti presenti in due assemblee elettive di Catania. L’accertamento di ogni altra eventuale responsabilità compete ad istituzioni diverse da questa Commissione Antimafia“, dichiara il deputato regionale Stefano Zito (Movimento 5 Stelle), relatore della indagine condotta dopo la segnalazione scritta arrivata alla Commissione nel gennaio dello scorso anno, che indicava nel Comune di Catania cinque eletti alle amministrative del 2013 aventi rapporti con soggetti destinatari di provvedimenti giudiziari per il reato di associazione mafiosa.
Del Gruppo di lavoro che si è occupato della vicenda, prima del voto finale che è arrivato il 29 dicembre scorso, hanno fatto parte, oltre allo stesso Zito, i deputati Giorgio Assenza (FI) ed Antonio Malafarina (Megafono).
Al termine dell’istruttoria, la Commissione ha accertato che nel caso di tre delle cinque persone politiche indicate, l’ipotesi formulata dalla segnalazione ha trovato riscontro: si tratta di due eletti al Consiglio comunale e di un eletto ad una Circoscrizione, sulle cui identità la Commissione ha deciso di mantenere il riserbo, avendo come previsto per legge trasmesso la Relazione alla Commissione nazionale Antimafia.
La Commissione, si legge in un comunicato, “manifesta preoccupazione per la presenza nelle istituzioni etnee di soggetti che, pur non avendo commesso reati, hanno certamente adottato, quanto alle proprie frequentazioni, pratiche che non dovrebbero mai essere seguite da rappresentanti della pubblica amministrazione. Ad avviso della Commissione è compito della politica, quindi dei partiti e dei movimenti, adottare ogni misura adeguata a garantire la massima trasparenza nell’accesso alle funzioni pubbliche di rappresentanza popolare”.
“Per far ciò – prosegue la nota – la Commissione ritiene che debbano essere adottati correttivi per rendere trasparenti le procedure elettorali. Accanto a questi accorgimenti, secondo la Commissione regionale Antimafia esistono due ulteriori aree di intervento: il sistema dei patronati e il rapporto tra la Prefettura, la Procura e i partiti nella fase di formazione delle liste”.