Aveva raccontato non più tardi dell’8 febbraio di quest’anno il governatore Michele Emiliano davanti ai parlamentari della commissione Antimafia: “Tale Luperti, un soggetto sul quale non c’è alcun sospetto di reato e che ha una fedina penale immacolata, è il figlio di Antonio Luperti, capomafia della Sacra corona unita ammazzato il 12 luglio del 2000 da un pentito, Vito Di Emidio detto ‘Bullone’, nell’ambito di una faida tra la Scu tradizionale e quella infiltrata in qualche maniera nel mondo del contrabbando brindisino“. Quattro mesi dopo, il figlio non rinnega il padre. Né l’aveva mai fatto prima, peraltro. Anzi, sfodera un generoso ‘Tvb’, ti voglio bene.
Lino Luperti
Non meravigliatevi poi se da questa parte della barricata, quella di un Pd uscito dalle urne con le ossa rotte, il governatore Emiliano ripeteva che proprio Brindisi doveva essere “riconsegnata alla legalità“. L’appello resta inascoltato. E Marino si ritrova con le pive nel sacco. Il diretto interessato, con l’aria spaesata, tenta di spiegare una sconfitta che, francamente, non si aspettava: “Dal 6 febbraio (giorno dell’arresto di Consales) a oggi non è cambiato nulla”. Ancorché lo scafato Emiliano, alla vigilia dell’apertura dei seggi per il ballottaggio, non rinunciava a essere prudente: “Trionfare sarebbe un miracolo”.
Era stato il primo turno a gasare l’imprenditore prestato alla politica: era primo, Marino, col 32 per cento di consensi; la Carluccio sfiorava il 25, non di più. 15mila 474 preferenze contro 11mila 872. Nel giro di un paio di settimane, il ribaltone: la Carluccio aggiunge 2mila 926 voti a quelli che aveva messo insieme due domeniche prima; Marino, invece, ne perde 1.332. Alla fine, per 656 voti, ha la meglio lei, ritenuta colpevole di volere dare vita a un esecutivo ‘copia e incolla’ rispetto a quello inciampato nel Codice penale. Sì, insomma, se non è zuppa sarà pan bagnato. Le manifestazioni d’affetto di Luperti e quelle di stima da parte di Consales non l’aiutano a esorcizzare i dubbi.
La signora Angela è come se facesse spallucce: “Non posso impedire a nessuno di sostenermi”. Compresi nove consiglieri ritornati consiglieri, sotto l’ala protettrice della imperturbabile Carluccio: cinque sono gli ex pd Luperti, Rollo, Loiacono, Ribezzi e Brigante; quattro (D’Onofrio, Palazzo, Colella e Manfreda) sponsorizzavano come il quintetto di dem pentiti, l’amministrazione del giornalista incriminato perché avrebbe intascato mazzette. “Non è cambiato nulla”, ricordate lo sfogo di Marino?
Il Pd appare sull’orlo di una crisi di nervi, ma non si arrende. “Il 58 per cento dei brindisini è rimasto a guardare, purtroppo”, scuote la testa Sandra Antonica, la commissaria del partito: “La rimonta della Carluccio, che ha recuperato 8 punti percentuali, è un dato illeggibile, se parli di politica”. Significa che qualcuno mette mano al portafoglio per accaparrare adesioni? “Non mi faccio querelare”. Piuttosto, avverte, “io non mi dimetto. Sappiamo di avere ragione e per questo continueremo
a combattere perché presto o tardi siano battuti i nostri avversari, ai quali non riconosciamo nessun valore”. L’interrogativo “chi commissaria la commissaria”, l’aveva agitato un riformista di lungo corso, Carmine Dipietrangelo: “Marino non era il competitore giusto. Una donna, dovevano mettere. Ma Emiliano non ha voluto saperne. Il paradosso di questa storia è che Consales affonda il Pd e i supporter di Consales sono premiati dagli elettori”.