Il boss nella casa dell’anziana ricoverata

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di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it

Dopo una vita da profuga, finalmente una dimora sicura, per lei e i suoi figli, in terra di Bari e precisamente in quello che è universalmente noto come Villaggio Trieste, gruppo di appartamenti di edilizia popolare, ex Iacp. Lei è una signora di 85 anni, che qualche mese fa viene ricoverata in ospedale: passano poche ore prima che nella sua abitazione, zeppa di ricordi del passato, si insedi con prepotenza un abusivo.

Storia senza grande originalità, se non fosse che quell’abusivo è Saverio Lorusso, a capo dell’omonima famiglia del quartiere San Girolamo, 38 anni e un’importante carriera criminale alle spalle. Oggi detenuto perché arrestato in una operazione della Squadra Mobile di Bari che ha liberato i commercianti del rione dalla morsa del racket, aveva scelto di sistemarsi comodamente in quell’appartamento, durante la malattia della donna e anche dopo il suo decesso. Nessuna speranza, dunque, per gli eredi dell’anziana donna, visto che ora in quella casa, sistemata a regola d’arte secondo il gusto della famiglia Lorusso, ci vivono i suoi familiari.

Boss e case popolari, spesso occupate abusivamente: una questione ancora irrisolta nonostante si sia attivata da un po’ di tempo l’amministrazione comunale. Un’abitudine, di fatto consolidata, che vede espressa negli abusi la tracotanza degli affiliati ai clan. Come quelli scoperti dai carabinieri della Compagnia Bari centro e dai vigili urbani della polizia edilizia, durante il primo di una serie di controlli. Oggetto degli accertamenti erano tutte quelle situazioni, denunciate da Repubblica nelle scorse settimane, che vedono personaggi criminali usufruire di benefit negati invece ad altri, ordinari cittadini.

In primis le case popolari, appunto, con una distribuzione sul territorio senza distinzioni di clan o famiglie: dal borgo antico al quartiere Japigia, passando per i rioni San Paolo e San Girolamo. Il primo blitz di carabinieri e vigili urbani era andato a “scomodare” cinque persone riconducibili a vario titolo al gruppo di narcotrafficanti Di Cosimo. Gli investigatori, che avevano perquisito numerose abitazioni di proprietà dello ex Iacp (ora Arca – Puglia centrale) avevano scoperto che, dopo averle occupate, i “residenti” avevano abbattuto alcuni tramezzi che dividevano gli appartamenti, allargando di fatto le metrature della propria dimora.

Ma non ci sono solo gli abusi edilizi. Come dire, non è un problema solo di quantità ma di qualità: gli inquirenti avevano scoperto che erano state realizzate unità immobiliari di pregio con il totale rifacimento degli impianti idrici, termici ed elettrici. I cinque dovranno ora rispondere di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, invasione di terreni o edifici e violazioni sulla normativa edilizia. Sono state avviate anche le procedure perché il Comune emetta un’ordinanza di demolizione con ripristino dei luoghi. Ma l’intervento al quartiere Madonella non resterà un caso isolato, rappresentando solo il primo di una lunga serie di accertamenti sulle occupazioni illegittime delle case popolari. E, non a caso, già nelle ore successive, gli stessi carabinieri della Compagnia Bari centro e i vigili avevano scoperto un altro vistoso abuso al quartiere Japigia, in via Archimede, dove era spuntato dal nulla un nuovo appartamento.

Lo aveva realizzato un pregiudicato di 27 anni, finito sotto osservazione degli inquirenti perché destinatario di un ordine di custodia cautelare per spaccio. Al loro arrivo, gli investigatori, erano rimasti interdetti nello scoprire che il giovane, intestatario di un alloggio popolare al nono piano dello stabile, ne aveva costrui- to un altro grande 105 metri quadri, nel giardino condominiale, nei pressi del garage. Tettoie in legno, pannelli in lamiera all’interno e di legno fuori, era composto da tre vani e un bagno ad uso residenziali, arredato e dotato di impianto idrico – fognario, climatizzazione e videosorveglianza. Le stesse telecamere che, prudente com’era, aveva installato all’ingresso dell’altro appartamento. Insomma, anche in questo caso, pur non potendo rivendicare alcuna proprietà sull’alloggio popolare, lo aveva sistemato a proprio uso e consumo.

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