Bari, un milione di banconote false nel trolley: arrestato un 30enne vicino ai clan

Lì viveva con la compagna (che non è indagata) e i bambini, lontano dai servizi di monitoraggio del territorio delle forze dell’ordine e lontano soprattutto dal quartiere Japigia, a Bari, dopo i recenti fatti di sangue. L’uomo risulta essere disoccupato, con tenore di vita medio e residente in un appartamento di buon livello. Bratta si è assunto la piena responsabilità, non fornendo però alcuna spiegazione riguardo al possesso di quanto trovato dalla polizia nell’abitazione della coppia: una pistola sull’armadio e le altre in un borsone assieme ai due silenziatori e a proiettili di vario calibro: 7,64 e 6,35. Armi ben tenute e modificate da mani sapienti.


Armi nella pronta disponibilità della criminalità organizzata“, ha detto il dirigente della squadra mobile, Annino Gargano. “Significativo il rinvenimento del trolley all’interno del quale abbiamo scoperto le banconote di ottima fattura di falsificazione”, ha proseguito il poliziotto. Un sequestro di banconote false il cui acquisto sarà costato – secondo gli investigatori – non meno di 200mila euro alla criminalità organizzata: di solito le stamperie chiedono dal 10 al 30 per cento sul valore dei soldi falsi che è richiesto loro di stampare. Soldi che poi vengono rivenduti per essere piazzati sul mercato all’incirca alla metà del valore unitario della banconota. Un business, per i criminali, che dipende molto dalla domanda e dall’offerta.

“E’ la qualità del sequestro che va rimarcata”, ha aggiunto Gargano. E in effetti la presenza dell’ologramma sulle banconote e la fattura, per carta utilizzata e colore rendendo le 50 e le 20 euro indistinguibili dagli originali al tatto, avrebbero prodotto – secondo gli investigatori – un danno consistente all’economia se immesse sul mercato. Banconote destinate – secondo le indagini – a raggiungere la piazza barese e quella delle immediate vicinanze. E sulle quali verranno effettuate indagini bancarie anche in relazione ai numeri di serie. La polizia scientifica è al lavoro per rintracciare eventuali impronte digitali e tracce biologiche sulle armi. Saranno compiute indagini approfondite anche sul numero dei lotti dei proiettili.

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