Bari e provincia, ogni giorno rubate 19 auto: seconda solo alla Bat

fonte:  LUCA NATILE – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Ogni giorno dalle strade dei 41 Comuni della provincia di Bari (popolazione un milione e 257.520 persone) spariscono in media 19,515 automobili. C’è solo un’altra provincia in Italia in cui il fenomeno raggiunge livelli di criticità ancora superiori. Si tratta della Barletta- Andria- Trani. Nei 10 Comuni della BAT (popolazione 393.534 persone), infatti, sono stati denunciati 2.297 furti, ossia 587,uno ogni 100 mila abitanti. I numeri riferiti al 2017 sono quelli del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, e di fatto fotografano unicamente i delitti denunciati alle forze di polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di finanza, Carabinieri Corpo Forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Dia, Polizia municipale, Polizia provinciale, Guardia Costiera). Rispetto all’anno precedente il 2017 ha fatto registrare nella BAT un calo del 4% e nella provincia di Bari un flessione del 2%. Un dato che sarebbe confortante se non fosse che è calato anche il numero delle auto ritrovate, sceso al -11,57% rispetto al 2016. Oggi meno della metà dei veicoli rubati fa ritorno «a casa». Se il recupero poi non avviene entro le prime 36 ore dal furto, le possibilità di rinvenire la vettura si riducono drasticamente.

Le «proiezioni» dedicate al fenomeno durante il 2018, sebbene ancora parziali, sembrano confermare nel complesso, il dato statistico. Insomma la piaga dei furti d’auto rimane aperta, il fenomeno si mantiene costante, in leggerissima diminuzione ma sempre da allarme rosso soprattutto in Puglia.
Se BAT e Bari occupano rispettivamente il primo e il secondo posto nella classifica dei 106 Comuni italiani più a rischio, in quarta posizione c’è la provincia di Foggia con 2.916 denunce, ossia 447 ogni 100mila abitanti. Brindisi è all’ottavo posto (1.298 denunce, ossia 326,3 ogni 100mila abitanti) e Taranto, al decimo con 1.671 furti denunciati, ossia 287,9 ogni 100mila abitati. L’incidenza del fenomeno, pone la provincia di Lecce al 16° posto con 1.506 furti, pari a 188,5 ogni 100mila abitanti.
In tempi di crisi, poi sta rifiorendo il «mercato nero» dei ricambi di carrozzeria (cofani, parafanghi, paraurti, griglie, fari, fanali, retrovisori), di meccanica (radiatori, elettroventole, ammortizzatori, dischi e pastiglie freno, frizioni, motorini, batterie) ed accessori (catene, barre portatutto, box portabagagli, deflettori aria, sensori parcheggio). Finiscono in questa realtà parallela non solo le automobili rubate e poi «cannibalizzate» (smontate pezzo dopo pezzo) ma anche le cosiddette «parti del tutto», ossia singoli pezzi (ruote, cerchioni, parafanghi, specchietti retrovisori) smontati e portati via mentre il veicolo è parcheggiato.
I furti parziali puntano soprattutto a preziose componenti interne all’abitacolo: navigatori satellitari, pneumatici, attuatori della frizione (Smart), volanti multifunzione, fari a led e batterie di vetture ibride.

Negli ultimi 10 anni i ladri hanno affinato le tecniche di furto, seguendo e spesso superando le evoluzioni tecnologiche delle Case automobilistiche sul fronte della sicurezza. Il «topo d’auto» occasionale ha definitivamente lasciato il campo a un business più organizzato e professionale, promosso da bande criminali più o meno strutturate, spesso con ramificazioni anche all’estero. L’Italia costituisce a livello europeo una delle maggiori fonti di approvvigionamento di vetture e pezzi di ricambio per il mercato nazionale o da trasportare all’estero.
Tra i modelli più popolari tra i ladri italiani si conferma la Fiat Panda, ancora una volta al vertice della classifica delle utilitarie che vanno a ruba. L’anno scorso sono stati 9.719 gli esemplari della citycar rubati in tutta Italia, pari al 10,91% del totale dei furti. Nella top ten figurano la Punto che si piazza al secondo posto, seguita dalla 500. Prima straniera, la Volkswagen Golf, seguita da Ford Fiesta. La Nissan Qashqai è invece in vetta nella categoria «fuoristrada». Una parte dell’ingombrante «bottino», come già detto, finisce sul mercato parallelo dei pezzi di ricambio. La restante parte, dotata di una nuova identità (contraffazione di targa e telaio), ritorna sul mercato, in particolare estero, con dati e documenti nuovi di zecca. Destinazione soprattutto Romania, Ungheria, Ucraina, Serbia, Spagna, Germania e Paesi del Nord e Centro Africa.

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