Bari, è allarme per i troppi boss liberi in città: si rischia una guerra per la droga

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di MARA CHIARELLI – bari.repubblica.it

Niente feste, pubbliche o private, niente domeniche allo stadio o cene al ristorante, guai a portare pistola e giubbotto antiproiettile. Libertà per il boss Lorenzo Caldarola significa casa e famiglia, a voler seguire le prescrizioni impostegli dopo 15 anni di carcere. Ma il lungo elenco di niet non potrà impedire che a Bari si torni a sparare.

L’uscita di Lorenzo Caldarola dal carcere aggiunge solo un tassello a una geografia criminale in continua evoluzione, a Bari, e che porta a girare liberi per la città altri personaggi di spessore, senza contare i tanti “soldati”, incaricati di eseguire gli ordini dei capi in cella. Un grosso tassello, senza dubbio, considerata la momentanea instabilità di un gruppo mafioso come gli Strisciuglio, con i vertici in cella (incluso i giovani ambiziosi, come Vito Valentino) e numerose defezioni causa pentimento (come Giacomo Valentino, sua moglie Angela Raggi e l’altra figlia Giovanna Valentino).

La presenza di Lorenzo Caldarola al quartiere Libertà, anche in assenza di Pinuccio Mercante, ai domiciliari nel Potentino, potrebbe riportare al centro la barra oppure scatenare una nuova guerra di mala in città, magari con l’aiuto dei ragazzi rimasti liberi. Non si può escludere in sostanza che il gruppo dei Caldarola-Strisciuglio entri in conflitto con altri clan baresi, per il controllo delle attività illecite: lo spaccio di sostanze stupefacenti, le estorsioni, le fruttuose rapine, la gestione delle slot machine. Business appannaggio di personaggi come Cosimo Fortunato ed Eugenio Palermiti, che al quartiere Japigia, in assenza del boss Savino Parisi, rimpinguano le casse dello storico clan. O di Giuseppe Di Cosimo, che al quartiere Madonnella gestisce lo spaccio di droga in regime di monopolio.

Strada spianata, per il momento, nella zona di Carbonara e Ceglie del Campo, dove il recente pentimento di Antonio Di Cosola e di altri componenti del clan, lascia spiazzati i nipoti del boss, i fratelli Guglielmi. E dove gli Strisciuglio erano stati messi da parte con l’omicidio di Nicola Telegrafo, cognato del mammasantissima Mimmo Strisciuglio. Vuoto di potere anche al quartiere San Paolo, grazie alle ultime operazioni di polizia che hanno portato in carcere tutti i personaggi di spessore, come Giuseppe Misceo, Arcangelo Telegrafo e Alessandro Ruta, assieme ai giovanissimi che lavoravano alla corte di Vito Valentino.

E a San Girolamo, dove mancano leader dopo gli arresti dei fratelli Umberto e Saverio Lorusso da una parte e Leonardo Campanale dall’altra. Gregari anche a San Pasquale, dove non regna più Giacomo Caracciolese (ucciso il 5 aprile 2013) né il suo braccio destro Antonio Moretti (detenuto), ma dove continuerebbe a comandare, sia pure dal carcere, il boss Pinuccio Fiore. Pezzi di storia criminale resistono a Bari vecchia, dove sono in libertà il fratello dello storico clan Tonino Capriati, Sabino, e i suoi figli Filippo e Piero. O a Carrassi, dove sconta i domiciliari Franco Diomede, capo dell’omonimo clan, mentre prende consistenza un nuovo gruppo che fa capo a Mimmo Velluto.

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