Appaltopoli a Molfetta, chiesta la proroga delle indagini

Sotto esame degli inquirenti i lavori pubblici gli interventi nel Comparto 18 e in piazza Moro e il monitoraggio ambientale per il porto –  di Matteo Diamante – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Era il 5 novembre dello scorso anno quando Molfetta si svegliò all’alba con il rombo assordante degli elicotteri della Guardia di Finanza. Fu una giornata molto complessa vissuta soprattutto negli uffici di Lama Scotella. Circa 200 uomini delle Fiamme Gialle del Gruppo Barletta e della Tenenza di Molfetta eseguirono numerose perquisizioni presso i domicili degli indagati e presso gli Uffici comunali sequestrando una importante mole di documenti concernenti appalti pubblici pilotati che, secondo quanto emerse all’esito delle attività di polizia giudiziaria, riguardavano gare pilotate e truccati mediante collusioni personali tra politici, funzionari ed imprese appaltatrici, talvolta anche in cambio di doni, promessi e regali.

Tra gli indagati di rilievo dell’inchiesta denominata «Appaltopoli», il sindaco Tommaso Minervini, l’Assessore ai Lavori Pubblici Caputo Mariano (dimessosi dopo il 5 novembre), i funzionari comunali Balducci Vincenzo, Binetti Alessandro, Lisena Orazio, ritenuti, secondo gli inquirenti, responsabili di aver sistematicamente dirottato gli appalti verso l’aggiudicazione in favore di determinate imprese commerciali ed imprenditori, pure iscritti nel registro degli indagati.

A distanza di oltre cinque mesi, le indagini della Procura di Trani sul Comune di Molfetta proseguono a ritmo serrato. La notizia è di qualche giorno fa e riguarda, per tutti gli indagati, la richiesta di proroga del termine per le indagini preliminari fatta pervenire dai pubblici ministeri del pool investigativo, Francesco Tosto e Giuseppe Francesco Aiello, coordinati dal procuratore capo Renato Nitti.

Falso ideologico, abuso di ufficio, turbativa d’asta, illecita scelta del contraente e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio: queste le contestazioni della Procura di Trani.

Un’altra novità riguarda i sequestri effettuati nello scorso mese di novembre relativi a denaro, telefoni cellulari, computer. Alcuni degli indagati avevano proceduto ad inoltrare ricorso al Tribunale del Riesame che a sua volta aveva disposto la revoca del sequestro. Tuttavia lo stesso pool dei magistrati inquirenti ha proposto ricorso per Cassazione sostenendo la legittimità del sequestro e la necessità di ispezionare i telefoni degli indagati al fine di verificare l’esistenza di messaggi di chat contenenti elementi investigativi compromettenti per gli indagati.

Al momento i filoni di indagine sono tre. Il primo riguarda gli appalti pubblici e coinvolge soprattutto l’ex assessore Caputo Mariano e le imprese appaltatrici, il secondo i lavori delle Ciminiere del Comparto 18 e di Piazza Aldo Moro recentemente riqualificata (filone riconducibile al funzionario comunale Lisena Orazio) ed il terzo che riguarda il Porto Commerciale, in particolare, l’appalto per il monitoraggio ambientale che secondo la Procura tranese sarebbe stato dirottato in favore di ditte compiacenti, al fine di agevolarle, mediante collusioni. Gli indagati possono ora opporsi alla proroga del termine per le indagini, ma stando alla natura particolarmente complessa delle stesse si prevede che come in altri casi il Giudice per le Indagini Preliminari possa concedere la proroga.

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