Antonio Azzollini se la prende con i pm e tira in ballo il vicepresidente del Csm Legnini

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dI PAOLO FANTAUZZI – espresso.repubblica.it

La stilettata arriva alle ultime pagine. E riporta un passo dell’ordinanza con cui il gip di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari nei suoi confronti per il crac della casa di cura Divina Provvidenza : “Il penultimo provvedimento legislativo di proroga biennale della sospensione del versamenti dei tributi e dei contributi contenuti nel decreto Milleproroghe (…) è stato inserito nella legge di stabilità 2013 a seguito dell’emendamento n. 19000 a firma dei relatori della V commissione Bilancio del Senato (senatori Paolo Tancredi, appartenente al gruppo parlamentare del Popolo della libertà e Giovanni Legnini, appartenente al gruppo parlamentare del Partito democratico)”.

Nelle nove pagine di memoria con cui respinge le accuse di associazione a delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta (una “assiomatica, fantasiosa ed indimostrata costruzione della Procura di Trani”), il senatore Ncd Antonio Azzollini punta in alto. Tanto da ricordare alla Giunta delle autorizzazioni a procedere, chiamata a decidere sulla sua libertà personale, che per la casa di cura si spese addirittura l’attuale vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini.

Non si tratta di una questione di poco conto. Non solo per il ruolo che l’ex deputato Pd oggi riveste a capo dell’organo di autogoverno delle toghe. Ma anche perché una delle principali contestazioni dei magistrati ad Azzollini è proprio quella di aver utilizzato il suo ruolo di presidente della commissione Bilancio per far approvare interventi legislativi “ritagliati” su misura per la Divina provvidenza. A partire dalla moratoria fiscale pro-terremotati per occultare le perdite milionarie dell’istituto. E quindi osservare che un emendamento porta la firma di un esponente Pd (per di più ora a Palazzo dei Marescialli), dà tanto l’impressione di essere un messaggio indiretto rivolto al Partito democratico. Ma che sembra soprattutto sottintendere un’altra argomentazione, ancora più sottile: perché i pm non se la sono presa anche con Legnini?

Insomma, per il parlamentare c’è fumus persecutionis da parte della Procura di Trani, che verso di lui ha una “non proprio serena attenzione”. Ma perché il senatore pugliese verrebbe perseguitato? Azzollini argomenta: l’iscrizione nel registro degli indagati è del 24 novembre 2014, un mese e mezzo dopo il “no” della Giunta all’uso delle intercettazioni per l’inchiesta sulla truffa del porto di Molfetta (risalente al 7 ottobre), avanzata sempre dalla Procura di Trani. Tanto che tra febbraio ed aprile scorsi il parlamentare ha denunciato i magistrati a Lecce (competente su Trani), al Csm, al ministero della Giustizia e alla Procura generale della Cassazione.

In realtà le cose sono un po’ più complesse: il diniego alle intercettazioni fu ratificato dall’Aula il 4 dicembre . Insomma, quando il 24 novembre decidono di indagarlo, i pm di Trani non sanno ancora con certezza che non potranno utilizzare gli ascolti di Azzollini captati indirettamente per l’inchiesta sulla truffa del porto. Inoltre i vari esposti del senatore contro i pm sono tutti successivi alla data della sua iscrizione sul registro degli indagati in questa seconda inchiesta, non precedenti.

Nella memoria depositata stamattina il senatore Ncd rileva anche come “tra i primissimi atti ufficiali del commissario straordinario” Bartolomeo Cozzoli c’è il conferimento dell’incarico “all’avvocato Maurizio Savasta, fratello del pm presso il tribunale di Trani, Antonio Savasta”. Circostanza che, a parere del senatore, confermerebbe e giustificherebbe il pregiudizio nei suoi confronti.

Altro punto: le deposizioni dei principali accusatori (Nicolino e Attilio Lo Gatto) non coincidono in tutto. Quindi “sarebbe stato assolutamente opportuno aspettarsi dagli inquirenti almeno che si fossero attivati con una cautela e prudenza per una verifica più puntuale delle affermazioni. Nulla, viceversa stato fatto“. E così nel mirino finisce anche il giudice delle indagini preliminari, secondo cui “la leggera discrasia non inficia l’attendibilità delle dichiarazioni e anzi, per converso, attesta che i due hanno reso al pm dichiarazioni genuine”. Impossibile per Azzollini: “Appare, francamente, giuridicamente illogico oltre che insostenibile“.

Tutti ragionamenti che il parlamentare avrà di nuovo modo di esporre nuovamente: stasera sarà infatti riascoltato dalla Giunta delle autorizzazioni, dove per l’occasione depositerà nuovi documenti. Carte che unite all’integrazione chiesta alla Procura avranno il risultato di allungare inevitabilmente i tempi. Obiettivo: far pronunciare il Tribunale della libertà (al quale Azzollini ha fatto ricorso) prima della Giunta. Nella speranza che il Riesame annulli la richiesta di arresti domiciliari. Proprio come accaduto l’estate scorsa col deputato di Forza Italia Luigi Cesaro .

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