Ancora bagarre su Azzollini e Grillo si scaglia contro il Pd

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I senatori del Pd che ieri hanno votato contro l’arresto di Antonio Azzollini tengono il punto. Spiegano di essere dalla parte della ragione perchè nelle “carte” trasmesse dai magistrati di Trani non c’era “nulla che potesse giustificarne l’arresto” e negano di aver ricevuto il via libera dall’alto solo per salvare il governo. Ma l’aria che tira oggi a Palazzo Madama non è delle più tranquille, come dimostra anche il fatto che il governo è stato battuto sulla riforma Rai con il voto determinante della minoranza Dem. E la polemica infuria soprattutto fuori delle aule parlamentari.

E’ sul blog di Grillo (ne fa anche un tweet) infatti che compare il commento decisamente più hard che si rifà alla frase che Azzollini avrebbe pronunciato davanti alle suore secondo uno dei testimoni: “Libertà di coscienza Pd = libertà di pisciare in bocca agli elettori“. E ai social ricorrono anche Pippo Civati e Giorgio Tonini. Il primo per criticare il “no” all’arresto votato dagli ex compagni di partito (“Serracchiani ha fatto bene a chiedere scusa, io avrei votato in linea con la Giunta”). Il secondo per difendere il salvataggio di Azzollini attaccando però la magistratura. Il vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama parla infatti di una vera e propria “invasione di campo” da parte delle toghe che mette in discussione “il principio della divisione dei poteri” e di una “richiesta di arresto motivata in modo debole e discutibile” sostenuta da “argomentazioni pericolose dal punto di vista democratico”. Una sorta di “J’accuse”, insomma, si commenta anche tra i 5 Stelle, “in perfetto stile berlusconiano”.

Antonio Azzollini, intanto, arriva al Senato di buon’ora e segue i lavori dell’Aula come se nulla fosse restando al suo posto per tutto il tempo durante le votazioni della riforma Rai. Ma al M5S quello che è successo ieri non va giù anche perchè ogni volta che si ha bisogno di ricorrere alla Commissione Bilancio “tutti fanno ancora riferimento ad Azzollini che è rimasto il vero dominus della commissione“. Molti di loro, infatti, sono pronti a scommettere che a settembre, quando ci saranno i rinnovi delle presidenze di Palazzo Madama, lui tornerà di nuovo al suo posto come se “non fosse mai successo niente”. E rincarano la dose: “Un Azzollini lasciato al suo destino sarebbe stato un cane sciolto molto pericoloso per decine di politici di oggi e del passato“.
La giornata di ieri, incalza il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta, “è stata importante, da ricordare negli annali della storia” perchè “è morto il Pd di Renzi. È morto sulla questione morale”, “è morto sull’ambiguità”.

Ma il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda respinge ogni accusa e difende la sua decisione di lasciare libertà di coscienza. In diverse interviste su vari giornali ribadisce la sua scelta (“scriverei ancora quell’email”) e dice che la tesi secondo la quale ora ci sarebbe nella Camera Alta “una nuova maggioranza Renzi-Verdini-Azzollini” è una vera “stupidaggine”.

Ma che lo “strappo” nel Pd abbia lasciato un segno lo dimostra anche la richiesta di chiarimento interno che arriva da molti esponenti della minoranza, a cominciare da Sandra Zampa che chiede con forza “un confronto” nel partito visto che quel voto è anche “il risultato di una stagione politica confusa e ambigua”. “Non conosco le carte – avverte Giorgia Meloni di FDI – ma credo che avrei votato per l’arresto”. Sulla genuinità delle scuse della Serracchiani il leghista Fedriga avanza dubbi perchè “da vicesegretario Pd avrebbe potuto impedirlo e invece non ha fatto niente”. Quella di ieri, taglia corto, Ignazio Messina dell’Idv “è stata una pagina nera per la politica italiana, una pagina da ricordare”.

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