Amara e i verbali sul penalista barese: “Mi aiutava con i magistrati di Trani”

L’avvocato 77enne Misciagna nelle carte dell’inchiesta in cui è coinvolto anche l’ex procuratore Capristofonte: Chiara Spagnolo – quotidiano.repubblica.it
 
«Io gli davo incarichi legali e lui usava la sua influenza su alcuni magistrati di Trani, per sollecitare attenzione nei confronti dei miei esposti e per farmi avere notizie delle indagini»: nei racconti dell’avvocato siciliano Piero Amara c’è il motivo per cui la Procura di Potenza ha coinvolto un avvocato barese nell’inchiesta su Carlo Maria Capristo. l’ex procuratore di Trani e Taranto. Lui è il sessantasettenne Pasquale Misciagna: un avvocato penalista che a detta di Amara « era molto forte negli uffici giudiziari di Trani», a causa dei rapporti privilegiati con Capristo e con l’allora pm Antonio Savasta. Su quei legami indagano i pm Anna Piccininni e Giuseppe Borriello e il procuratore Francesco Curcio, i quali hanno già contestato a Misciagna il reato di rivelazione di atti d’ufficio.
Le indagini non sono ancora finite, però, perché di carne al fuoco Amara ne ha messa tanta e di magistrati, avvocati, faccendieri, esponenti delle forze dell’ordine e rappresentanti istituzionali ne ha tirati in ballo parecchi. A fare da sfondo alle sue storie ci sono due colossi dell’economia italiana, l’Eni e l’Ilva, con gli interessi da milioni di euro che ruotano attorno.
I fatti che coinvolgono l’avvocato barese risalgono al 2014 e il 2016, quando Amara, in combutta con altre persone legate all’Eni, avrebbe cercato di accreditare l’ipotesi di un complotto contro l’allora amministratore delegato Claudio Descalzi.
A fine 2014 aveva presentato un falso esposto alla Procura di Trani, ma non aveva ottenuto i risultati sperati. Così pochi mesi dopo « Filippo Paradiso (il poliziotto che a giugno fu arrestato insieme con Amara, Vincenzo Nicoletti e l’avvocato Ragno) mi invitò a parlare con Misciagna, ritenendo che lui potesse aiutarmi negli uffici giudiziari di Trani». Amara incontrò quindi l’avvocato, «in un hotel vicino all’aeroporto di Bari » , gli diede un secondo esposto, per continuare a sostenere la tesi del falso complotto contro Descalzi, e poi un terzo con tanto di pen drive. «Lui era molto legato ad Antonio Savasta — ha detto Amara nell’interrogatorio del 7 luglio — credo fosse stato anche il suo legale. Da lui riuscivo a ottenere informazioni. Quando l’ho coinvolto in questa vicenda gli dissi che era una cosa molto importante per l’Eni, che per lui poteva rappresentare un importante sviluppo dal punto di vista professionale». Cosa che effettivamente accadde: « Gli diedi incarichi per 40mila euro» . In sostanza si trattava di due consulenze legali per la società Dagi di Amara, che in realtà non aveva affatto bisogno di quella consulenza. « La mia società già faceva quelle cose per conto di altre, così come il fotovoltaico, che rappresenta ancora oggi il nostro core business. Misciagna ha svolto queste attività, ma l’incarico professionale dissimulava dei pagamenti che avevano tutt’altra natura». Le fatture, ritrovate nel corso delle perquisizioni, sono da 20mila euro nel 2015 e da 30mila nel 2016. Per quanto riguarda la seconda consulenza, Amara ha riferito: « In realtà il lavoro l’ho fatto io, poi lui mise la firma e me l’ha consegnato » . Lo scopo — stando a quanto ricostruisce la Procuradella Repubblica di Potenza — era di ottenere l’intercessione di Misciagna presso il pm Savasta, che all’epoca gestiva col collega Alessandro Pesce il fascicolo sul presunto complotto Eni, poi trasferito a Siracusa. « Misciagna si vendeva la circostanza che se non fosse stato per il suo rapporto con Savasta questo non sarebbe successo — ha raccontato Amara — poi che Misciagna tendesse ad amplificare il suo ruolo, è possibile. Però lui mi anticipò una nota, che poi è stata fatta realmente da Savasta e Pesce a Capristo sulla competenza territoriale…. A un certo punto mi disse risultato raggiunto». Il fascicolo, insomma, era stato mandato in Sicilia, dove si scoprì che dietro il falso complotto ce n’era uno vero.
Nel frattempo Amara fu arrestato e cominciò a collaborare con varie Procure. Potenza ha ora acceso i riflettori anche sull’avvocato di Bari e sta ricostruendo l’iter di una serie di fatture emesse dal suo studio (oltre a quelle fatte alla società di Amara) e di incarichi ricevuti anche da alcune aziende ospedaliere.

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