La notizia non è stata riportata da nessun organo di stampa, né diramata da qualche comunicato stampa dalle Forze dell’ordine, eppure gli abitanti in via Madre Teresa di Calcutta, hanno vissuto attimi di paura e ancora temono per altri episodi di rappresaglia. Martedì 19 febbraio, alle ore 15.30 circa, due individui, su una moto, hanno esploso tre colpi d’arma da fuoco sui vetri di un portone condominiale. Nel silenzio pomeridiano le esplosioni si sono sentite nitidamente e i tre fori rimasti sui vetri sono la prova che l’arma usata non era “un giocattolo”. Sicuramente un avvertimento, o un atto intimidatorio, nei confronti di qualche pregiudicato o abitante di quella palazzina popolare. I colpi sono stati esplosi ad altezza d’uomo e per fortuna in quel momento non transitava nessuno. Questo episodio richiama l’esplosione avvenuta il 14 gennaio scorso, quando una bomba ha distrutto un’auto in via S. Francesco d’Assisi, alla stessa ora del pomeriggio e anche in quel caso gli attentatori si sono mossi in due su di una moto. Probabilmente le motivazioni che sono a monte dei due atti intimidatori sono diverse come anche i destinatari, ma è preoccupante che in questa città, in pieno giorno, possano avvenire simili atti con il rischio di coinvolgere cittadini ignari e potenziali vittime innocenti di atti criminali. Negli anni ’90, quando “le famiglie” malavitose molfettesi avevano stretto un patto per il controllo dei quartieri dove si spacciava droga, le sparatorie e gli atti dinamitardi erano necessari quando qualcuno sconfinava nel territorio altrui. Invece oggi cosa c’è dietro questi fatti? I soliti screzi personali, fatti passionali? Oppure siamo tornati ai vecchi tempi con le nuove generazioni (molto pericolose) alla ricerca di ribalta e affermazione nell’ambito dei nuovi assetti organizzativi delle nostre “famiglie” per il controllo dello spaccio della droga e di molteplici attività illecite?