Assunzioni, incarichi e promozioni. “Spariti soldi pubblici per 33 milioni”

Grido d’allarme sulle cifre del 2018: “Molte amministrazioni evitano di farsi risarcire dai dipendenti sleali”. Arif, Asl e Comuni nel mirino

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

All’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione della Puglia e Basilicata c’era un operaio assunto come capo di gabinetto con tanto di qualifica e stipendio dirigenziale, con un giochetto costato all’erario 370mila euro. Alla Sanitaservice di Foggia un dirigente che faceva figurare come “spese di rappresentanza” l’acquisto di biancheria intima femminile, costumi da bagno e ricevimenti per centinala di invitati, tanto che di euro ne aveva fatti sparire 528mila. Negli ospedali di Casarano e San Marco in Lamis alcuni operatori degli sportelli Cup inserivano ticket fittizi e si appropriavano delle somme versate dagli utenti, mentre al Policlinico di Bari venivano pagati avvocati esterni per incarichi che avrebbero potuto essere portati a termine da quelli interni. I modi per intascare illecitamente fondi pubblici erano fantasiosi, come ha spiegato la procuratrice della Corte dei conti, Carmela De Gennaro, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, aperto dal presidente della sezione pugliese, Paolo Romanelli, alla presenza del presidente nazionale Angelo Buscema. Anche nel 2018 la Procura barese è stata la prima d’Italia per numero di fascicoli definiti e complessivamente è stato accertato un danno da 33 milioni di euro

Amministrazioni omissive

Aumentano gli esposti da parte dei cittadini, “mediante il ricorso crescente grazie ai nuovi mezzi di comunicazione come e-mail e posta certificata“, dice la procuratrice, che segnala anche le denunce di associazioni e minoranze consiliari, puntando contestualmente il dito centro gli enti pubblici, ancora molto disattenti. “Un dato significativo è la latitanza delle amministrazioni danneggiate —dice— nonché dei revisori dei conti o dei dirigenti che spesso applicano un comportamento omissivo censurabile e in contrasto con gli obblighi di denuncia“. Un atteggiamento che nuoce alle indagini, perché fa galoppare la prescrizione, e spesso inficia anche la possibilità di effettuare sequestri che consentano di recuperare i danni erariali. La difficoltà del recupero è determinata anche dai tentennamenti delle amministrazioni danneggiate, che “spesso appaiono riluttanti a esercitare i loro diritti rispetto ai condannati, specie se sono loro dipendenti o amministratori“. Significa che gli enti prima coprono e poi non puniscono chi ruba.

 
L’ARIF

Consulenze a iosa nell’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali diretta da Domenico Ragno: troppe, secondo la Procura della Corte dei conti, e soprattutto ingiustificate. Al punto che sono state avviate tre indagini, che hanno portato all’avvio di giudizi di responsabilità a carico del direttore per un danno di 264mila euro. La stessa Arif è inoltre finita sotto la lente della guardia di finanza per le modalità sospette con cui l’anno scorso furono effettuate le assunzioni a tempo determinato. Anche se il sistema disinvolto di reclutamento del personale ormai diffuso in molti enti e agenzie.

Le assunzioni

A fronte del reiterato blocco del turnover e stata avviata una varietà impressionante di formule alternative di nomine e di incarichi“, dice il capo dei procuratori contabili. Significa che la legge ha messo un freno alle assunzioni e gli enti hanno trovato il modo per aggirarla. Riducendo sempre di più concorsi (“unico sistema che garantisce l’individuazione delle persone meritevoli e capaci”) e avviando stabilizzazioni a dir poco contestabili. Cosi è accaduto, per esempio, a Castellaneta, dove è stato assunto personale a tempo determinato, “pur essendo stato superato di 50mila euro il limite di spesa“. Contestualmente si è registrata la tendenza “al riconoscimento di mansioni superiori al personale in servizio, consentendo enormi aumenti di stipendi. Come nel caso dell’operaio dell’Eipli divenuto magicamente responsabile dell’ufficio di gabinetto“.

La sanità

E uno dei settori in cui le illegalità gestionali sono diffuse con l’acquisto di beni senza le adeguate gare o il mancato utilizzo di macchinari, che diventano obsoleti senza essere mai entrati in funzione. Senza  dimenticare gli imbrogli connessi all’extramoenia. Per violazione del principio di esclusività, la professoressa Marina Musti dell’Università di Bari ha subito un sequestro da 440mila euro.

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