Prima Parte
Sono trascorsi ormai 27 anni dalla morte di Anna Maria Bufi, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 febbraio del 1992. Colpita più volte da un corpo contundente, poi sparito nel nulla, uccisa e poi abbandonata come un cane sulla statale 16 bis all’altezza di Molfetta.
Per vent’anni il principale indiziato è stato Marino Domenico Bindi, che con la vittima aveva una relazione. L’uomo, assolto per due volte, è morto durante il processo d’appello bis. Con la sua morte questo caso resterà per sempre un giallo senza colpevoli?
Nell’inchiesta di “Indago” andata in onda su Telenorba il 10 gennaio 2016 e il 31 gennaio 2016 parlavano gli avvocati impegnati in questa storia senza fine.
Seconda Parte
Esattamente un anno fa, in un post del 3 febbraio 2018 su Facebook, appare un commento che parla di un possibile “carnefice che è vivo e vegeto e si gode la vecchiaia come si è goduto questi anni tra una partita di tennis e l’altra“. Un commento in chiara contraddizione con la verità processuale. Se il presunto assassino Bindi è morto chi è questo “carnefice” che è ancora vivo e si gode la sua vecchiaia giocando a tennis? E’ mai entrato nel processo? Si è mai indagato su di lui? Chi ha scritto questo commento è stato mai ascoltato dai giudici di Trani?
Sono tutte domande legittime anche alla luce dello scandalo che ha travolto nelle ultime settimane la Procura di Trani. E i dubbi diventano ancora più assillanti se si pensa che uno spezzone di processo sulla morte di Annamaria Bufi è stato seguito dal Gip Michele Nardi, arrestato il 14 gennaio scorso, assieme al collega Antonio Savasta, per associazione per delinquere e corruzione in atti giudiziari per altri fatti commessi quando erano in servizio a Trani.
Di seguito pubblichiamo il commento integrale apparso un anno fa su FB, oscurando il volto e il nome dell’autore, sperando che gli organi inquirenti vogliano approfondire e investigare su questo episodio. Ascoltare l’autore di questo commento è un dovere d’ufficio.