Coronavirus, in Puglia picco previsto a fine marzo. A Bari preoccupano Mater Dei e Giovanni XXIII

E’ presto. Ma c’è una buona notizia. Perché è vero, il professor Pierluigi Lopalco, il luminare chiamato dal presidente Michele Emiliano a guidare la task force per il contenimento del Coronavirus ha detto che per il picco in Puglia bisognerà aspettare la fine di marzo, ma è anche vero che al momento le cose stanno andando meglio di quanto era stato previsto: ieri 60 casi di contagiati in più (72 se si considerano i 12 tamponi che ieri non erano arrivati da Foggia) che significa che la curva di chi ogni giorno si ammala non aumenta. Ma, al contrario, procede costante con circa 50-60 casi positivi ogni 24 ore. La migliore previsione possibile.
 

Il bollettino
I numeri raccontano anche altre cose. Nella giornata di ieri sono stati effettuati 327 tamponi, 255 dei quali sono risultati negativi e 72 positivi. I 72 positivi sono 26 in provincia di Bari, uno nella Bat, 10 a Brindisi, 29 a Foggia ( compresi i 12 non comunicati domenica), 1 a Lecce e 5 a Taranto. La divisione geografica è importante perché serve a spiegare alcune cose: il focolaio nella provincia di Lecce che, per primo, si era aperto, sembra essersi esaurito. I problemi principali sono a Foggia (e in particolare sul Gargano). E a Bari. Ecco, a preoccupare particolarmente è proprio il capoluogo: c’è un problema negli ospedali ( Mater Dei e Giovanni XXIII), ieri hanno chiuso due banche perché i dipendenti sono risultati positivi. Le previsioni fanno pensare che Bari diventerà il problema delle prossime settimane. A Brindisi, intanto, il sindaco Riccardo Rossi è finito in autoquarantena: è positivo il comandante della Polizia municipale.
 

Poi ci sono le buone notizie: le 72 positività comunicate ieri sono il risultato di 327 tamponi. 255 sono risultati negativi. E’ il 22 per cento, una stima costante rispetto all’inizio della pandemia. Guardandoli sul grafico, appare evidente come la curva dei contagiati giornalieri sia stabile. Mentre cresce sia il numero dei tamponi sia quello dei negativi. E’ la prova matematica della politica annunciata dal presidente Michele Emiliano: fare più tamponi possibili, in modo da mappare ed eventualmente isolare anche gli asintomatici venuti a contatto con i positivi. Così da arginare il contagio.

E’ il modello veneto (in Lombardia si fanno invece tamponi soltanto a chi ha gravi ed evidenti simboli) e, più in grande, la strategia vincente che sta usando la Corea del Sud per contenere il contagio. Ieri sono morte due persone, entrambe nella Bat. Diciotto le vittime complessive di Coronavirus.
 

I posti letto
In attesa che il sistema annunciato ieri dal presidente Emiliano entri a regime, i nostri ospedali stanno cominciando a fare i conti con l’emergenza. I fronti caldi sono due: i posti letto e i Dispositivi di protezione individuale ( mascherine, guanti, occhiali) che ancora mancano. E non soltanto negli ospedali. I reparti di Malattie infettive al momento sono la frontiera più esposta. Al Policlinicodove, fin dal primo momento sono arrivati i pazienti affetti da Covid, non ci sono più letti disponibili. Per questo alcuni sono stati trasportati da Bari ad altre province: Taranto e Bat, in condizioni anche molto precarie.
 

Il grande caos è anche sui Dpi. La Regione si è dotata di un regolamento per non sprecare il materiale che c’è. I medici e i pediatri di base hanno storto non poco il naso alla decisione di Emiliano di bloccare le visite, se non telefoniche. Ma il grande caos riguarda i comuni e la distribuzione del materiale da parte della Protezione civile. Ieri i sindaci sono stati avvisati con un messaggio su una chat di WhatsApp che c’erano mascherine disponibili. C’è stata la corsa a Bari e chi è arrivato per ultimo non ne ha avute.

“Non un criterio di distribuzione, tutto affidato al caso” spiega un primo cittadino. Di più: ciascuna amministrazione agisce secondo regole proprie, non esistendo un protocollo comune. Per esempio: che protezioni devono avere i dipendenti in qualche maniera a contatto con il pubblico? E i vigili urbani? Ci sono comandanti che hanno richiesto mascherine così sofisticate da non essere disponibili nemmeno negli ospedali. In queste ore sta saltando poi il sistema di Welfare: l’assistenza domiciliari alle persone non autosufficienti, proprio le categorie più esposte davanti al Covid perché le più fragili, sta saltando perché gli operatori non hanno a disposizione sistemi di protezione adeguata. Stesso discorso vale per alcune cooperative che si occupano di riabilitazione domiciliare.

fonte: GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it

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