Ciccolella sott’inchiesta, l’affitto delle serre porta nel “Delaware”

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di GABRIELLA DE MATTEIS  e GIULIANO FOSCHINI – repubblica.it

Secondo l’Agenzia delle Entrate, l’azienda non avrebbe pagato milioni e milioni di euro, ricorrendo ad un escamotage, dichiarando di essere una semplice azienda agricola. Le indagini sulla presunta evasione fiscale potrebbe portare lontano, approdare in uno dei paradisi fiscali, nel Delaware, negli Stati Uniti.

La procura di Trani indaga sul fallimento della Ciccolella Spa, dichiarato dal Tribunale nel febbraio scorso, ma anche sul business dell’energia pulita nel quale il gruppo, negli ultimi anni, ha investito, grazie anche a sostanziosi finanziamenti statali. Praticamente l’azienda ha realizzato impianti fotovoltaici sulle serre. Serre che formalmente sono di proprietà di una società che ha sede proprio nel paradiso fiscale. Il gruppo Ciccolella ha sostanzialmente preso in affitto le serre. Sin qui il particolare emerso nell’indagine della procura di Trani, particolare che potrebbe tornare utile anche in quella di Bari. Perché il sospetto, nulla di più di una ipotesi investigativa al momento, è anche questo passaggio, l’affitto delle serre da una società che ha sede in Delaware, possa di fatto aver contribuito a nascondere al fisco italiano cospicue movimentazioni di denaro.
Quella dell’energia pulita, di fatto, al momento è il settore più redditizio per il gruppo Ciccolella, investito come altre aziende dalla crisi del mercato dei fiori. Il business garantisce le esposizioni bancarie che complessivamente, così come riportato nell’ultima trimestrale, è di 148 milioni di euro.

Nel 2013 il contratto sull’energia sottoscritto con l’Edison ha permesso al gruppo di guadagnare 56 milioni di euro. Se la scommessa del fotovoltaico abbia consentito anche di spostare capitali in un paradiso fiscale questo lo diranno le indagini della procura di Bari che per il momento sono partite dalla segnalazione della Agenzia delle Entrate. Il gruppo Ciccolella, secondo gli 007 del fisco, avrebbe pagato le tasse in percentuali più basse di quelle dovute. Una certezza secondo l’Agenzia delle Entrate che per questo ha trasmesso i propri atti ai magistrati. La Corte di Appello di Bari, invece, si dovrà pronunciare sul ricorso presentato dalla famiglia Ciccolella contro la dichiarazione del fallimento. Provvedimento che il patron Vincenzo Ciccolella ritiene ingiusto e che è partito dopo una richiesta di fallimento avanzata dallo studio legale che ha curato le procedure per le quotazioni in Borsa della Ciccolella spa e che rivendica un credito di 700mila euro.

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