Condannati anche Giovanna A. Guido (1 anno e 4 mesi) e Pasquale Mezzina (2 mesi e 20 giorni). Assolti Girolamo Antonio Scardigno, Gaetano Brattoli, Vincenzo de Michele e Vito Pazienza.
di La Redazione (www.molfettalive.it/…)
Il tribunale di Trani ha emesso questa mattina la sentenza del processo cosiddetto "Amato +5" a carico di Pino Amato, Pasquale Mezzina, Girolamo Antonio Scardigno, Gaetano Brattoli, Vincenzo de Michele, Vito Pazienza e Giovanna Anna Guido.
Gli imputati erano accusati dal pubblico ministero Giuseppe Maralfa a vario titolo di voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico. Per il pm, Amato e gli altri imputati avrebbero messo in atto una rete di contatti a fini elettorali.
Il principale imputato, il consigliere Udc, all’epoca dei fatti contestati assessore alla Polizia Municipale, è stato condannato a tre anni di reclusione, accogliendo la richiesta della procura di Trani. Giovanna Anna Guido (rappresentante legale dell’istituto di Vigilanza La Securpol s.r.l.). è stata condannta a un anno e quattro mesi, mentre l’ufficiale di Polizia Municipale Pasquale Mezzina a due mesi e venti giorni.
Le pena di Amato è sono stata condonata dall’indulto; a quelle di Guido e Mezzina concesse la sospensione condizionale e la non menzione della condanna.
Assolti gli altri imputati Girolamo Antonio Scardigno, Gaetano Brattoli, Vincenzo de Michele e Vito Pazienza.
Pino Amato è stato inoltre interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e dall’elettorato attivo (la possiblità di votare) per tre anni.
Il risarcimento danni a favore del Comune di Molfetta, costituitosi parte civile al pari di Matteo d’Ingeo (candidato sindaco nel 2006) sarà valutato in separata sede. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.
Soddisfazione è stata espressa dal legale del comune Maurizio Masellis: «È stato un lungo processo al termine del quale sono stati accertati i fatti contestati. Adesso si apre un periodo di riflessione; commenteremo alla notifica delle motivazioni».
«La sentenza ha evidenziato la violazione di alcune norme elettorali, relativamente al voto di scambio» è il primo commento dell’avv. Bartolomeo Morgese, legale di d’Ingeo.
La sentenza porterà, al momento della notifica, all’abbandono della carica di consigliere da parte di Amato. Al suo posto dovrebbe subentrare Francesco Mangiarano.
Il fatto non costituisce reato. Giustizia è fatta!

Ricordate l’articolo apparso sul mensile l’Altra Molfetta nel mese di marzo 2007 dal titolo “Ma a Molfetta esiste la mafia?” (clicca e leggi l’articolo).
Il suo contenuto è stato apprezzato da molti cittadini molfettesi, ma qualcuno non lo ha gradito e armatosi di penna e carta bollata ha querelato (clicca e leggi la querela) per diffamazione l’estensore dell’articolo e il direttore de l’Altra Molfetta.
I passaggi particolarmente controversi dell’articolo che hanno suscitato le ire del consigliere comunale ex Verdi, ex CCD, ex Popolari per Molfetta, ex FI, ex AN ora UDC e domani chissà cos’altro, sono i seguenti:
[…] Naturalmente non merita commenti lo striscione appeso sul ponte ferroviario all’entrata di Molfetta su cui era scritto “Amato: la città è con te; ti vogliamo bene”. Direi invece che la città è molto indignata per lui e per quello che sta accadendo, e quella manifestazione di affetto dei suoi “999 elettori” non è molto diversa dalle manifestazioni di oltraggio nei confronti delle forze dell’ordine da parte di interi quartieri di Napoli o Bari quando arrestano un camorrista o un mafioso. […]
[…] Invece bisogna convincersi che in questa città ”la mafia” esiste e da molto tempo. Già nel 1995 fu revocata dalla Camera di Commercio di Bari, la licenza ad un noto commerciante molfettese, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quello stesso personaggio aveva a che fare con l’assassino di Gianni Carnicella e con la holding nostrana della droga. La mafia non è più solo quella dei morti ammazzati per stragi o agguati, ma è fatta anche dei capi d’accusa mossi a P. Amato. […]
Il Giudice, dott. Roberto Oliveri del Castillo, sciogliendo la riserva formulata all’udienza del 14.3.08 nei confronti di d’lngeo Matteo e Germinarlo Corrado indagati in ordine all’art. 595 c.p., ha RIGETTATO l’opposizione avanzata da Amato Giuseppe, ha ACCOLTO la richiesta del P.M. e ha DISPOSTO l’archiviazione nei confronti degli indagati d’Ingeo e Germinario perché il fatto non costituisce reato (clicca e leggi l‘ordinanza di archiviazione).
Spero che i cittadini riflettano su questa sentenza,non abbiamo bisogno
di questa gentaglia,certi sistemi penalizzano la crescita della democra
zia e della legalità!!!
Un saluto a Matteo.Piero.