“Vini e cosmetici con i soldi del Petruzzelli”: l’ex direttore dovrà restituire 370mila euro al teatro

fonte: http://bari.repubblica.it – di GABRIELLA DE MATTEIS

Più di 370mila euro. E’ la somma che l’ex direttore amministrativo del Petruzzelli, Vito Longo. dovrà risarcire alla Fondazione. Lo hanno stabilito i giudici della Corte dei conti che hanno condannato l’ex funzionario per le spese non giustificate alle quali, tra il 2010 e il 2015, ha dato il via libera. Quella dei giudici contabili è la prima sentenza sullo scandalo che ha avuto come protagonista l’ex direttore amministratiivo del Petruzzelli, arrestato nel gennaio del 2016 dopo essere stato filmato mentre riceveva buste contenenti somme di denaro da tre imprenditori. 

Longo dovrà restituire 373mila euro, soldi in parte spesi dalla Fondazione sulla carta per acquistare acqua e detersivi destinati al teatro e in realtà impiegati per acquisti personali da parte di Longo e della moglie Antonella Rinella. La difesa, rappresentata dagli avvocati Michele Laforgia e Francesco Paolo Bello, ha sostenuto che Longo non aveva “piena autonomia” all’interno dell’organizzazione amministrativa. Una tesi che la Corte dei conti (presieduta da Mauro Orefice) contesta: le dichiarazioni dei fratelli Garbetta (proprietari del negozio che riforniva la Fondazione) dimostrano come gli ordini fossero sempre riconducibili a Longo. Il quale a volte, fanno notare i giudici, si recava personalmente insieme con la moglie per ritirare i prodotti, come bottiglie di vino o cosmetici.

La reiterazione dei comportamenti pressoché giornaliera – si legge nella sentenza – pone in luce come essi siano stati posti in essere soprattutto tenendo all’oscuro gli organi della Fondazione“. All’eccezione secondo cui Longo non avrebbe avuto l’obbligo di procedere con una gara per acquisti di questo tipo, i giudici (che fanno propria la tesi del vice-procuratore Pieropaolo Grasso) ricordano che “l’evidenza pubblica disciplina con procedure diverse anche gli acquisti di “quattro bottiglie di acqua“.

Secondo la difesa, acqua e materiale igienico-sanitario erano destinati “in buona misura (ma non soltanto agli artisti)”, per i giudici “non è dato di sapere in base a quale principio l’onere dovesse ricadere sulla Fondazione”

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